In piazza Repubblica va in diretta la Primavera araba
La giornata organizzata dal coordinamento migranti ha avuto al centro il tema della rivoluzione in atto nei paesi arabi. Nel bel mezzo della festa la notizia della vittoria del partito del partito dei Fratelli Musulmani in Egitto
Mai tavola rotonda fu più tempestiva di quella organizzata dal Coordinamento migranti di Varese in piazza Repubblica sul tema della Primavera araba. E Raffaele Masto, giornalista di Radio Popolare esperto di questioni mediorientali, sottolinea questa coincidenza: «Oggi si gioca il destino dell’Egitto, protagonita di una grande rivoluzione popolare. Ma chi ha oggi il potere in Egitto? Da una parte c’è un candidato dei fratelli musulmani e dall’altra uno che rappresenta il vecchio regime, quello di Mubarak. Se vincesse quest’ultimo si ricomincerebbe da dove si è partiti».
L’egiziano Muhamad Alziat parte da lontano per spiegare tutta l’attenzione che c’è sulla sua terra, «Ricchissima e poverissima» allo stesso tempo, con una storia di 7 mila anni e al centro del mondo antico. «In Egitto da trent’anni siamo sottoposti alle dittatura- spiega Alziat -. Il vecchio regime sta cercando di neutralizzare la rivoluzione e quindi per gli egiziani il cammino è ancora lungo. Se chiedete a un vecchio che cosa vuole, vi risponderà: un pezzo di pane, acqua pulita da bere, un ospedale che mi cura e una scuola per mio figlio. Mancano le cose essenziali per il popolo, perché tutto è sempre stato in mano ai militari».
Nel pomeriggio arriverà la notizia della vittoria del candidato dei fratelli musulmani Mohammed Morsi che vince con il 51.7%, contro il 48.3 del primo ministro di Mubarak, Ahmed Shafik. Ma se una parte del mondo arabo sorride, un’altra è preoccupata per quanto sta succedendo in Siria, paese «strategico fin dal tempo dei romani» spiega Mahmu Al Gadri, ingegnere elettronico di Torino, che non esita a puntare il dito contro l’immobilismo occidentale. «La primavera araba è una trasformazione verso la dignità dei popoli – dice il rappresentante della comunità siriana – ma in Siria in questo momento c’è un genocidio permanente: mentre noi parliamo, muoiono 80 persone al giorno. I cannoni sparano e i carri armati buttano bombe sulle città, con un silenzio internazionale vergognoso. L’occidente si arrocca dietro il veto della Russia e quindi gli va bene così».
Il tunisino Slim Laamouz sottolinea quanto l’Europa legga gli avvenimenti da una prospettiva solo occidentale. «L’avete chiamata primavera araba – dice Laamouz – ma non vi rendete conto che è scoppiata in inverno». Sono, però, le donne, in particolare Soudheir Katkouda, dell’associazione donne musulmane d’Italia (Admi), Salma Said (Yemen) e la varesina Fiorella Gazzetta a ricordare il tributo pesante pagato dalla popolazione civile nella repressione dei regimi dittatoriali. «Nell’aprile del 2011 l’onda della primavera araba è arrivata nello Yemen, una primavera non meno profumata di quella tunisina – racconta la yemenita Salma Said -. È stata la scintilla che ha riacceso le braci, una rivoluzione nata e voluta dal popolo e spinta dalla frustrazione economica e politica. Le donne sono state il motore della rivolta: hanno sfilato nei cortei senza paura e rischiato in prima persona». Tra loro c’era anche la giornalista yemenita Tawakkul Karman, premio nobel per la pace nel 2011. Lei ha teorizzato una rivoluzione disarmata, nonostante nello Yemen le armi siano acquistabili nei negozi con la stessa facilità con cui si compra un pacchetto di sigarette.
Piazza Repubblica è una piazza del mondo: pakistani, marocchini, tunisini, palestinesi, ivoriani e ghanesi, siriani e quasi tutte le comunità presenti a Varese hanno colorato il cuore di Varese con la musica, l’artigianato, il cibo e le parole. Un’esplosione di vitalità che diventa ancora più intensaquando arriva la notizia della vittoria Mohammed Morsi il primo presidente egiziano che non proviene dai ranghi militari. Il cammino è iniziato. Inshallah.
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