L’ex tassista che “guida” il glicine più grosso d’Europa
“Mollo tutto e apro un B&B”. Una scelta di vita radicale che ha lasciato un segno nell’antichissimo borgo: dal 2008 la vecchia Filanda è al centro di un singolare caso di turismo internazionale
Con i suoi rami nasconde i canadesi che giocano a carte nel chiostro. Culla i giapponesi che si addormentano sotto le sue frasche profumate. E dà lustro ad un paese-gioiello rifugio di caccia, secoli fa, dei nobili milanesi Sforza. Questa è la storia di un glicine – anzi, “il” glicine, dal momento che questa pianta è la più grande d’Europa – e di un suo amico speciale.
Si chiama Tullio Vigorelli, guidava i taxi a Milano, e nel 2008, assieme alla moglie Simona, ha detto basta.
«Otto, 10 ore in macchina al giorno nel caos, freddo d’inverno, caldo torrido d’estate: non ce la facevo più». Qui a Castello Cabiaglio ha trovato una nuova vita e un amico in più: il glicine, che dà il nome alla casa: “Del glicine antico”.
«Nel 2008 abbiamo acquistato questo immobile per farci un B&B – racconta assieme alla moglie e in compagnia del suo pastore bernese sdraiato sotto al tavolo, in uno dei saloni al pianterreno – . Poco per volta l’abbiamo sistemato e ovviamente ci prendiamo cura anche del glicine, che continua a crescere».
Una pianta enorme; di anno in anno, maestosa, guadagna qualche metro sulle logge: alla base ci vogliono due uomini per abbracciarlo. Tullio lo coccola, lo cura e ne guida l’avanzata imperiosa e colorata lungo i lati della facciata della dimora d’epoca («ma il più vecchio dei glicini europei – dice Tullio – si trova a Milano in via Ludovuco il Moro», zona Navigli)
Aprire un B&B a Castello Cabiaglio…
Fermi tutti: chi viene fino a qui, in un paese di poche centinaia di residenti, a fare le vacanze? Chi si innamora di questi luoghi?
«Qui siamo solo all’apparenza sperduti nel bosco – spiega Simona – . Ma appena usciti dal paese, ci troviamo a pochi chilometri dal Lago Maggiore e le sue isole, relativamente vicini alla Svizzera e a Milano, in pratica a un passo dal Sacro Monte e da Varese. Ci vengono da tutto il mondo, soprattutto d’inverno: Stati Uniti, Estremo Oriente, Francia, Germania. D’estate è capitato di ospitare famiglie per alcuni giorni: non facevano altro che riposarsi al sole, cullati dal silenzio: hanno chiesto di allungare il soggiorno. Altri partivano da qui per visitare – incredibile – centri commerciali nel Mantovano e nella Bresciana».
Questo luogo è intriso di storia, anche contemporanea. Fu la casa in cui nacque il pittore Giovan Battista Ronchelli, nel 1715, ma anche il palazzo di caccia dove i signori di Milano soggiornavano durante i periodi di battuta alle grosse prede: in questi boschi, vicino a Brinzio, si dice che nel 1476 Galeazzo Maria Sforza uccise un orso di 250 libbre.
Storie d’altri tempi, ma anche di periodi recenti quando questo stile architettonico, verso la fine dell’800’ venne adattato a opificio per tessitura: proprio qui, a Cabiaglio, era infatti presente una filanda che produceva sete finissime e dove lavoravano oltre 120 persone.
«Un tempo l’accesso al paese (ancora in provincia di Como) era regolato da una porta – racconta Simona, che conosce Cabiaglio perché ci viene in villeggiatura da Milano da quando era piccola – . Per far entrare la caldaia che serviva ad alimentare le macchine a vapore, fu necessario togliere dai cardini i battenti. La ciminiera, che ora non c’è più, venne costruita qui e aveva l’altezza di 28 metri». (la foto qui affianco è stata scattata esattamente nel punto in cui sorgeva la ciminiera)
Tutti segni di una svolta recente del paese, che ha perso con gli anni la sua vocazione industriale per tornare com’era un tempo: abitato dal silenzio e dal suo enorme custode, il glicine antico.
(Alcune fonti di questo articolo sono state tratte dal volume "Conosci Castello Cabiaglio. Luogo di piccoli incanti, arte e natura" con la partecipazione del professor Giuseppe Armocida. Testi di Diego Rossi, illustrazioni di Lou Beeren)
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