L’Hotel Campo dei Fiori compie cent’anni
E' al suo centesimo anniversario tra pochi giorni uno dei più amati monumenti varesini: l’hotel liberty del Campo dei Fiori. Fu inaugurato, infatti, il 20 giugno 1912
Compie cent’anni fra pochi giorni uno dei più amati monumenti varesini: l’hotel liberty del Campo dei Fiori. Fu inaugurato, infatti, il 20 giugno 1912.
«L’hotel nacque in un momento d’oro della nostra città, quando nell’arco di un decennio fu dotata della più moderne infrastrutture – che per l’epoca significava tram più treno – e ad alcuni venne in mente un progetto “in grande” – spiega l’architetto Ovidio Cazzola, già presidente di Italia Nostra e esperto cnoscitore del palazzo – A farlo, fu la società Grandi Alberghi di Milano presieduta da Tito Molina, proprietario della Banca di Varese e presidente della S.V.I.E , Società Varesina Imprese Elettriche e tramviarie. Il progetto prevedeva un grande albergo, il Palace, con un Kursaal sul Colle Campigli, e uno o due grandi alberghi sulla cima del Monte Tre Croci. Tutti collegati, a partire dalle stazioni ferroviarie, da trams e funicolari. Per mettere in pratica il progetto, la Grandi Alberghi ricorreva per la progettazione al più famoso architetto di Milano: Giuseppe Sommaruga, allievo di Camillo Boito all’Accademia di Brera e autore del palazzo Castiglioni di Milano, in corso Venezia».
Quella del 20 giugno 1912 fu una giornata importante per Varese: e così ne scrisse la “Cronaca Prealpina”, quotidiano locale dell’epoca: «… il compiacimento generale va anzitutto ai progettisti architetto Giuseppe Sommaruga e ingegner Giulio Macchi, all’impresa Piccoli costruttrice. Il pranzo si svolge nella magnifica sala ristorante in vista della pianura lombarda. Allo champagne l’avvocato Ermanno Jarach, presidente della Società Milanese Alberghi che ha assunto la gestione dell’Albergo, porge un saluto a chi fu l’ideatore e il sostenitore di questa impresa, al dottor Tito Molina del quale mette in rilievo le molte benemerenze. Il dottor Molina …ringrazia e sottolinea le mirabili risorse della nostra plaga; e leva un inno all’avvenire che si prepara».
Ma l’avvenire non fu di lunga portata: la belle epoque però finì poco più tardi, e due guerre mandarono in recessione la zona. Alla fine della seconda guerra mondiale, lo scenario turistico era totalmente cambiato e aveva cambiato mete. La soppressione delle funicolari, poi, diede l’ultimo brutto colpo al complesso turistico.
Ma non è stato dimenticato dai varesini, che vedono le sue figure dalla città.
E che lo abbracciano con affetto: tant’è vero che ogni qual volta è possibile, se non entrarci – è in molti dei suoi interni, pericolanti – almeno guardarlo da vicino, i varesini accorrono in massa. E soffrono per la selva di antenne che sono state collocate sui suoi muri, e sulla mancata manutenzione di un complesso che ormai è un monumento liberty: «Questo luogo oggi è in gran parte di proprietà privata – conclude Ovidio Cazzola – Ma è innegabile che sia anche patrimonio pubblico storico che dobbiamo conservare: in particolare, è necessario riassegnare quel minimo ruolo che consenta la sua conservazione».
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