La rana di lataste sta bene nel Varesotto
Diversi gli esemplari censiti durante il monitoraggio degli anfibi. La specie, tipica della Pianura Padana, è salva anche grazie al lavoro di molti volontari
Anche le rane del Varesotto hanno avuto il loro censimento. Pochi giorni fa si sono conclusi i primi monitoraggi di anfibi e delle relative aree di riproduzione presenti nei due corridoi ecologici che collegano il nord e il sud della nostra provincia. Si tratta dell’area coinvolta nel progetto “LIFE TIB – Trans Insubria Bionet” partito lo scorso ottobre con il supporto di Provincia di Varese, Regione Lombardia, LIPU-BirdLife Italia, Fondazione Cariplo, trentacinque Comuni del Varesotto e i Parchi Campo dei Fiori e Ticino proprio allo scopo di conservare e migliorare la qualità ambientale del territorio interessato, salvaguardando la mobilità di specie animali e vegetali e, di conseguenza, la biodiversità.
I lavori, svolti da parte di alcuni ricercatori dell’Università di Pavia hanno dato risultati incoraggianti. «Abbiamo rinvenuto numerosi esemplari di diverse specie di anfibi – spiega Daniele Pellitteri Rosa, uno dei ricercatori coinvolti -, dal rospo comune alla rana verde, dalle rane rosse alle salamandre e ai tritoni. In particolare, ci siamo imbattuti in una significativa presenza della rana temporaria, che è tipica delle zone di montagna e che, evidentemente, ha trovato nel Parco del Campo dei Fiori un habitat favorevole».
La notizia più confortante riguarda la rana di lataste, una specie endemica della Pianura Padana, ossia presente soltanto in questa regione e in nessun altro luogo al mondo. «Il dato fa capire quanto sia importante conservare questa particolare specie e rappresenta una delle ragioni per cui la Commissione Europea ha premiato il progetto “TIB” con un adeguato finanziamento – commenta Pellitteri -. Ebbene, possiamo dire di aver rinvenuto parecchi esemplari di lataste nella zona ispezionata. Questo significa che lo stato di salute del territorio è ancora buono, nonostante la forte antropizzazione, ma occorre vigilare, evitare ulteriore consumo di suolo e la costruzione di nuove infrastrutture». In particolare, i ricercatori hanno fatto una felice scoperta sia a Daverio che a Cocquio Trevisago, dove sono state rinvenute zone umide in aree poco conosciute e particolarmente ricche di ovature della rana padana.
Una parte del merito di questi risultati va anche ai numerosi volontari che da 10 anni lavorano in diverse zone della nostra provincia per salvare la vita degli anfibi in amore. A parte la rana verde che staziona abitualmente negli stagni, infatti, tutte le sue cugine vivono nei boschi e si spostano nelle zone umide solo per riprodursi. Quando, però, il tragitto che gli anfibi devono percorrere è tagliato da una strada, il pericolo di venire schiacciati sotto le auto si fa tragicamente concreto. Ecco perché nelle notti di primavera, quando il richiamo alla riproduzione spinge le rane a lasciare il bosco, decine di volontari ne bloccano il passaggio sulle strade attraverso apposite barriere, trasportandole poi sull’altro lato attraverso dei secchi. Solo a Lentate, nel Comune di Vergiate, nell’ultimo anno sono state salvate dalla minaccia delle auto ben 4mila rospi e più di un centinaio di rane di lataste.
Si tratta di un’opera preziosissima per la qualità ambientale del nostro territorio, ma l’obiettivo del “TIB” è di sgravare il lavoro dei volontari mantenendo e, se possibile, migliorando lo status quo rilevato dal censimento. Due le strategie previste: la creazione di nuove zone umide nei boschi, così che le rane non siano più costrette ad attraversare passaggi pericolosi e la realizzazione di appositi sottopassi in corrispondenza degli sbarramenti stradali. I rilevamenti idrogeologici necessari per la creazione delle prime zone umide sono già in corso.
L’efficacia delle opere messe in atto sarà poi misurata attraverso una fase di monitoraggio che durerà per i quattro anni successivi: anche se probabile, infatti, non è certo che gli anfibi modifichino abitudini apprese attraverso una storia lunga generazioni. Per seguire l’evoluzione di questa iniziativa e per conoscere gli altri fronti su cui opera il “Progetto LIFE TIB”, è possibile collegarsi al nuovo sito www.lifetib.it.
Leggi anche – Il rospo non deve morire per amore
Tre milioni di euro per le "strade" degli animali
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