Per fermare la frana interviene anche la Regione

Tavolo operativo per decidere come muoversi: l'assessore al territorio Belotti ipotizza un intervento regionale per la seconda fase, "per la messa in sicurezza". Qualche fondo anche dalla Provincia, ma il Comune dovrà andare avanti

Tutti intorno ad un tavolo, per capire quali sono gli impegni che si può prendere per "salvare" la collina del Ticino dalla frana: a 45 giorni dall’inizio dello smottamento, a Somma la riunione con i rappresentanti della Regione ha avuto anche momenti di discussione accesa, di fronte ad una situazione grave, ma ha iniziato a mettere insieme alcune mosse operative.
«Sta diventando un problema che non siamo più in grado di gestire, a cominciare dai fondi: lunedì dovremmo cominciare i lavori e ancora non avremo la copertura finanziaria»: così il sindaco Guido Colombo ha sintetizzato il problema davanti ai rappresentanti regionali. Specificando: «Io non chiedo soldi, chiedo di poter spendere quei soldi che avrei ma che sono bloccati dal Patto di Stabilità».

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L’assessore regionale al territorio Daniele Belotti ha detto che si cercheranno di trovare risorse. «Oggi dobbiamo considerare la frana una priorità: la presenza qui spero non sia considerata tardiva, perché la situazione è precipitata in tempi brevi». L’assessore al territorio ha ipotizzato un intervento per la «messa in sicurezza» della zona (che rientra nell’ambito di competenza), cercando di portare avanti «un emendamento per trovare 1 milione di euro per gli interventi» all’interno dell’assestamento di bilancio della Regione, entro «i primi di luglio».
Da escludere, invece, che la Regione caldeggi lo Stato di emergenza, viste le altre emergenze in corso, a partire dal Mantovano danneggiato dal terremoto: «Qualcuno la prenderebbe male, abbiamo di fronte casi più gravi dal punto di vista economico e anche umano». Stessa idea più o meno ribadita dal prefetto Giorgio Zanzi, a fronte di una frana che ha ancora un interesse soprattutto locale, anche se vede il dramma personale di due famiglie che perdono la casa (foto: l’incontro con il signor Rovelli, che viveva nella villa che sta crollando).

Qualche scintilla si è accesa tra il sindaco Colombo e l’assessore alle infrastrutture Raffaele Cattaneo, quando quest’ultimo ha lamentato un «atteggiamento irpino» davanti al disastro e ha ricordato che «non siamo di fronte ad una calamità naturale, ma ad un evento che con un’attenzione più forte si sarebbe potuto evitare». È qui che il sindaco si è difeso dicendo che di non aver mai negato che tutto è partito dal crollo della vecchia condotta del depuratore (risalente al 1967) e ribadendo che non sta chiedendo soldi, ma «di poter spendere i soldi che ho in cassa».

All’incontro hanno partecipato anche l’assessore regionale Luciana Ruffinelli, il consigliere regionale Giangiacomo Longoni e l’assessore provinciale Bruno Specchiarelli: da quest’ultimo è venuto un primo impegno della Provincia ad usare a somma «200mila euro per compensazioni forestali», per dare un contributo a sistemare il pendio. Nel frattempo, per dare il via ai lavori per la deviazione dello scarico delle acque meteoriche, dovrà procedere il Comune. La Regione farà la sua parte sulla sistemazione complessiva della zona: «Con la partecipazione di tutti – ha confermato l’assessore Cattaneo – il Comune può avviare fin da subito i lavori, con la certezza che non sarà lasciato solo. Da oggi  diamo il via a un intervento condiviso sulla base delle competenze di ciascuno».

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Pubblicato il 14 Giugno 2012
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