Truffa della Caritas? No, tutti assolti
Cadono tutte le accuse nei confronti degli operatori delle cooperativa cattoliche che gestiscono l'accoglienza ai rifugiati in provincia di Varese. Il Gip Battarino dichiara tutti innocenti
Sono stati tutti assolti i volontari delle cooperative Caritas che gestiscono i centri di accoglienza dei rifugiati politici in provincia di Varese e che nel 2008 erano stati indagati per truffa verso lo stato, accusati di aver fatto lavorare senza permesso gli stranieri, favorito la loro presenza oltre i termini di legge, intascando soldi pubblici.
Il gip Giuseppe Battarino ha concluso che il fatto non sussiste. Non c’era volontà di commettere alcun reato, e il giudice ha assolto dalle accuse di truffa, la più grave, tutti i nove imputati, mentre solo per il presidente della Ozanam, una delle cooperative coinvolte, Federico Franchi, ha disposto il rinvio a giudizio perché vanno verificati due capi di imputazione minori: una presunta violazione di contributi previdenziali versati, e un accusa di violenza privata per aver suggerito a un immigrato il nome di un legale in un procedimento.
Sono tuttavia accuse collaterali rispetto al cuore dell’inchiesta (nella foto una delle perquisizioni) che ipotizzava una grande truffa nei confronti dello stato e di altri enti, e che addirittura aveva visto due ministeri, quello dell’interno e quello del lavoro, costituirsi parte civile nella prima udienza preliminare, sulla scorta dell’operazione “templare” effettuata nel 2008 dalla procura di Varese. La polizia aveva raccolto una gran mole di materiale probatorio; durante le udienze è stata sviscerata nel dettaglio la legislazione sull’immigrazione, molto complessa e a tratti farraginosa. E probabilmente è stata questa difficoltà di interpretazione delle norme ad aver convinto il gip che non sussiste l’elemento soggettivo, cioè che gli operatori del mondo dei rifugiati era in perfetta buona fede.
L’inchiesta suscitò grande scandalo, e intervenne anche la curia per difendere le cooperative coinvolte, che non sono direttamente della Caritas ma in qualche modo ad essa collegate. Quando vennero perquisiti alcuni centri di accoglienza fu sequestrato notevole materiale probatorio, interrogati testimoni e operatori del settore. Tra i centri pietra dello scandalo, anche quello comunale di via Pola a Varese, gestito dalla cooperativa Querce di Mamre: l’operazione di polizia suscitò ancora una volta la richiesta di chiusura del servizio che era stato difeso in quella occasione dall’assessore ai servizi sociali dell’Udc Gregorio Navarro. Il procedimento poi è stato rallentato da una serie di guai burocratici del tribunale di Varese che, da qualche tempo, sta riducendo la sua attività a causa di problemi organizzativi.
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