Gli scoiattoli italiani a rischio estinzione, “colpa” dei cugini americani
La specie arrivata per mano dell'uomo in Europa sta mettendo a rischio gli autoctoni. Un progetto europeo cerca di capire cosa si può fare
«Ha presente il petrolio che ha inquinato il Lambro due anni fa? Ecco, gli scoiattoli americani sono un fenomeno simile». Esagerato? Sembra proprio di no e infatti anche l’Università dell’Insubria è coinvolta nel progetto europeo LIFE per capire come risolvere il problema degli scoiattoli americani (grigi) e degli autoctoni (rossi).
(Foto tratta da sito www.rossoscoiattolo.eu)
I primi sono una specie originaria dell’Americana portata decenni fa in Europa e in Italia dall’uomo, i secondo sono i "nativi" italiani ed europei. Il problema di convincenza nasce dal fatto che i grigi sono grossi il doppio degli altri e mangiano di più: i rossi sono quindi a rischio estinzione.
«Sono quelli che vengono chiamati "specie aliene invasive" – spiega Damiano Preatoni, ricercatore di Biologia all’Insubria di Varese – come l’ambrosia e le nutrie. Ovviamente l’uomo non li ha importanti con cattive intenzioni, ma ora il problema e i danni ci sono». In Gran Bretagna la situazione è più allarmante e da più tempo: qui è stato accertato che gli americani sono portatori sani di un virus letale per i rossi.
«Oltre ai rischi per gli altri animali – continua Preatoni – la presenza massiccia di questi animali sta diventando potenzialmente pericolosa per la coltivazioni di nocciole. In inverno creano danni da decorticazioni agli alberi. In Gran Bretagna alcune piantagioni di alberi sono state interamente distrutte con danni economici rilevanti».
In Italia lo scoiattolo americano è presente in Lombardia, Piemonte Liguria e Umbria. A Varese ci sono dei gruppi nella parte settentrionale della provincia, ma si tratta di scoiattoli provenienti dall’Indocina, del tutto simili però a quelli americani. «Il fatto – dice Preatoni – è che qui questi animali hanno trovato un ambiente migliore rispetto a quello da cui vengono, un ecosistema in cui non c’è competizione».
Il progetto LIFE è partito due anni fa e andrà avanti per altri due. Sono due gli ambiti in cui è necessario muoversi per trovare una soluzione. Il primo è quello degli strumenti tecnici a disposizione secondo le regole italiane e comunitarie. «Prima di tutto – spiega il ricercatore – bisogna capire dove e quanti sono. Le ipotesi possono essere lo spostamento, il contenimento e poi c’è l’ultima opzione della soppressione. L’idea della castrazione ha costi folli ed è difficile da realizzare».
Ma il secondo aspetto è quello "umano". Gli scoiattoli grigi sembrano essere più docili di quelli rossi e si avvicinano di più alle persone. «Il problema è che se si danno noccioline a questo animale a Central Park a New York va bene, perchè è nel suo habitat. Ma se succede nei nostri parchi, non va bene, questo non è il suo ecosistema». Ma il "clima sociale", ovvero l’affetto delle persone verso gli scoiattoli, è una delle variabili di cui il progetto tiene conto. «In questa fase la gente deve prendere coscienza dei rischi pesanti che si corrono con comporamenti solo apparentemente giusti – conclude Preatoni -. Serve più sensibilità anche quando si acquista un animale in un negozio. Se si tratta di una specie "pericolosa" per l’ecosistema, va bene tenerli in casa, ma bisogna sapere che se scappano si crea un problema».
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