Le mutande di Gabriele D’Annunzio, di Rosy Bindi e di Mina sono tutte a Bizzozero
Il "mutandologo" Graziano Ballinari ha inaugurato la mostra "La storia in mutande" al Circolo di Bizzozero. Un modo alternativo per ripercorrere la storia d'Italia attraverso indumenti intimi più o meno famosi
«Le mutande dicono tutto sulla personalità di una persona, dimmi come le porti e ti dirò chi sei» così esordisce Graziano Ballinari, ribattezzato da Maurizio Costanzo "mutandologo". E lui di mutande se ne intende davvero: la sua collezione vanta più di 500 pezzi, di tutti i generi e di tutte le epoche. Le più antiche del ‘500 sono quelle a forma di "chiappa di cavallo" ed erano considerate solo un indumento per "donne di piacere".
Si passa poi alle mutande garibaldine di fine ‘800 lunghe fino al ginocchio e dotate di una speciale taschina per riporre il tabacco da masticare. Ci sono quelle del re Vittorio Emanuele molto corte per la sua minuta statura.
Le contadine dell’epoca non erano abituate a portarle, ma le indossavano solo nelle occasioni speciali: vi erano quelle per andare a messa, per andare dal medico e quelle nuziali. Vi erano persino quelle "del dovere" con una speciale tasca apribile per non far svestire la donna durante l’atto sessuale: si doveva consumare solo per procreare i figli e non per piacere. A quel tempo la parola mutanda faceva paura. Infatti Santa Caterina da Siena sosteneva che la donna che portava le mutande "esponeva l’anima al pericolo di dannazione" e San Bonifacio le definiva "focolai del vizio".
Dall’inizio del ‘900 entrano poi a far parte dell’abbigliamento comune.
La famosa attrice teatrale Eleonora Duse fu la prima donna a trasgredire portandole nere: chi non le portava bianche era considerata spudorata. Mentre Paola Borboni diceva che "le mutande sono come i governi, c’è sempre qualcuno che le vuole far cadere” e lei le lasciava scivolare giù sul palcoscenico. La bellissima ballerina di can can Bella Otero le indossava solo color champagne perché per lei "dovevano essere spumeggianti come il vino francese".
Tra gli indumenti intimi famosi si possono ammirare le mutande di Gabriele D’Annunzio con la scritta "Fidatevi". "I sentimenti passano solo sotto le mutande", era solito affermare il poeta. Quelle di Gina Lollobrigida usate sul set del film "Pane, amore e gelosia", di Iva Zanicchi indossate al Festival di Sanremo ed eliminata dal concorso canoro col brano "Per vivere".
Spiccano le mutandine di nylon rosa di Marilyn Monroe, dono di un giornalista del Washington Post. E poi quelle di Mina, ricordate per aver fatto capolino sotto la minigonna durante un’apparizione televisiva nel 1967 e che costò alla cantante sei mesi di assenza dal piccolo schermo.
Graziano negli anni ’90 era di frequente ospite del Maurizio Costanzo Show e il celebre conduttore fece dono al varesino delle sue grandi mutande. Durante una puntata della trasmissione anche Rosy Bindi donò un paio delle sue "braghette" (secondo quanto afferma Ballinari), anche se la presidentessa del Pd ha negato proprio in questi giorni di aver mai consegnato un indumento intimo al mutandologo.
La mostra sarà aperta fino al 15 settembre presso il Circolo di Bizzozzero con ingresso gratuito tutti i giorni (tranne il lunedì) dalle 19 alle 23. «L’intento di questa mostra è rimettere le mutande all’Italia, in questo momento di crisi siamo rimasti senza».
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