Rosati: “Norme sbagliate, costretti a tutelarci”
Il presidente del Varese spiega perché la società ha scelto di patteggiare un punto di penalità e 30mila euro di ammenda sul caso Pesoli-Gervasoni
Dopo la notizia del patteggiamento, via concordata tra gli avvocati del Varese e il Procuratore Federale in merito al deferimento per la vicenda-Pesoli, il club biancorosso fa sentire la propria voce attraverso le parole del presidente Antonio Rosati. Il numero uno della società ha emesso un comunicato che ribadisce l’estraneità del Varese ai fatti contestati e spiega il perche della scelta di patteggiare.
«Il Varese è assolutamente estraneo ai fatti che hanno coinvolto l’ex tesserato Emanuele Pesoli – scrive Rosati – La mia società ha fatto valere tale estraneità, ma si è trovata, suo malgrado, imbrigliata nell’anacronistico istituto della responsabilità oggettiva, secondo il quale un soggetto deve pagare per azioni colpose o dolose di altri».
Ecco quindi perché il Varese ha preferito tutelersi (a livello sportivo ed economico) attraverso l’accordo con la Procura: «La mia società – continua Rosati – ha voluto in ogni caso tutelare i colori biancorossi, la tifoseria e il suo buon nome, facendo risaltare nelle motivazioni del provvedimento l’adozione di un modello organizzativo volto a prevenire illeciti sportivi e fatti criminosi che non trovano e non possono trovare posto in casa Varese (il riferimento è al codice etico espresso in una clausola del contratto dei tesserati ndr). Procura e la Commissione Disciplinare hanno riconosciuto il buon operato del Varese sotto il profilo etico concedendo un ulteriore sconto di penalizzazione rispetto alle iniziali richieste e questo riconoscimento da parte delle Autorità Sportive deve essere motivo di orgoglio e il punto di partenza per la società e la città intera nell’affrontare la prossima stagione agonistica».
LEGGI ANCHE – Il Varese patteggia: un punto e 30mila euro di ammenda
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