“L’accordo con Marchionne ha salvato migliaia di posti di lavoro”

Rocco Palombella segretario nazionale della Uilm (alle Ville Ponti per un convegno della Uil) fu uno degli artefici dell'accordo di Pomigliano. Dopo l'annuncio dell'ad del Lingotto del tramonto del progetto «Fabbrica Italia», il sindacalista accelera i tempi: «Chiederemo a Marchionne di anticipare l'incontro previsto per il 30 ottobre»

Quando Rocco Palombella firmò l’accordo per la Fiat di Pomigliano era da poco diventato segretario nazionale dei metalmeccanici della Uil. Prendere la decisione che avrebbe stravolto le relazioni industriali in Italia non sarebbe stato facile nemmeno per il più scafato dei sindacalisti. E così, dopo quella firma la Uilm è passata nell’immaginario collettivo come il sindacato che difendeva Sergio Marchionne e «cinquemila posti di lavoro più tutto l’indotto» aggiunge Palombella.
A distanza di quasi due anni l’amministratore delegato della Fiat ha dovuto ammettere che le cose  non sono andate come immaginava: colpa del mercato dell’automobile in crisi e della recessione che deprime la domanda interna. Sta di fatto che il nuovo modello di Marchionne, per cui si chiedeva più produttività proprio attraverso quell’accordo, non ha funzionato.

Alla luce dei risultati, se tornasse indietro rifarebbe quell’accordo?
«Certo, rifarei tutto. Anche se allora i dubbi c’erano. In un primo momento l’istinto mi diceva di non firmare, poi alla fine mi sono domandato se una questione di principio poteva mettere a repentaglio migliaia di posti di lavoro. Un sindacalista deve saper rischiare».

Però il progetto industriale di Marchionne "Fabbrica Italia" sembra tramontato per stessa ammissione dell’ad del Lingotto.
«Pomigliano senza il miliardo di investimenti avrebbe chiuso per sempre, a Grugliasco sono stati investiti 500 milioni di euro, a Mirafiori sono stati fatti investimenti per costruire un suv e una city car, lo stesso dicasi per il restyling della punto a Melfi. L’unico sacrificio è stato Termini Imerese. Quell’accordo è servito ad evitare la chiusura dei siti produttivi».

Quel progetto industriale è finito o no? La durezza di Della Valle nei confronti della Fiat e degli Agnelli farebbe pensare di sì.
«L’accordo che abbiamo fatto con Fiat ha tolto tutti gli alibi a Marchionne perché noi eravamo disponibili ai famosi 18 turni che però non abbiamo mai potuto sperimentare. All’amminsitratore delegato di Fiat chiediamo di evitare di andare dietro alle cassandre, perché quello di Torino è un grande gruppo e ha una grande responsabilità. Quindi la smettano di rispondere ai vari Della Valle e Renzi e si concentrino sull’incontro che dovevamo avere il 30 ottobre e che abbiamo chiesto di anticipare».

I metalmeccanici vanno al rinnovo contrattuale, qual è il punto qualificante della vostra proposta a Federmeccanica?
«La vera azione sindacale in questo momento deve puntare alla questione salariale che non è solo un elemento di miglioramento per i lavoratori, ma per l’intero Paese. Buste paga più pesanti aiutano la domanda interna, fanno ripartire i consumi e quindi anche le aziende. Siamo disponibili a contrattare sugli orari e sull’aumento della produttività che non vuol dire sfruttamento, ma un migliore utilizzo degli impianti industriali e soprattutto innovazione».

A proposito di orari, cosa pensa del lavoro domenicale?
«È un tabù superato. Il vero tema è il lavoro, ciò che chiedono i lavoratori. Quelli dell’Alcoa ci hanno dato una lezione sindacale quando hanno detto che avrebbero difeso la loro impresa fino alla morte. Io ho lavorato per 25 anni in un’industria siderurgica e quando si voleva punire qualcuno lo si metteva al primo turno, perché si guadagnava di meno».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Settembre 2012
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