L’edicolante che invita a difendere i negozi di quartiere
È l'unica edicola-cartoleria del quartiere dei Ronchi. In vetrina espone anche poesie e pensieri estemporanei, anche per "difendere" un'idea d'altri tempi: quando i negozi sotto casa si chiamavano per cognome
Luigi Lepri è il giornalaio del quartiere Ronchi: è arrivato un po’ di anni fa a gestire – insieme alla compagna Ida – l’edicola del rione, in via Sciesa, nei palazzi vicino a Largo Beethoven. Nella sua vetrina mette ogni tanto pensieri e poesie stampati a computer, per dare un po’ più di personalità al suo negozio: da un po’ di tempo spicca un quadrato di carta con scritto "I piccoli commercianti sono L’anima del tuo quartiere – quando entri in un supermercato pensa che uccidi il piccolo commercio – e i morti non resuscitano".
Motivo? «Un giorno – ci spiega Luigi – è entrato un cliente e mi ha detto: "io di solito vado al supermercato perchè costa meno". Mi ha dato fastidio e ho scritto il pensiero, che in realtà avevo già visto in un negozio qua vicino».
Insomma: una piccola rivendicazione di resistenza, per l’edicola che da decenni è un punto di riferimento per il quartiere. Un tempo era del Barban, quando i negozi si chiamavano per cognome e non con nomi commerciali che cambiano (specie nel caso dei bar) ogni anno o quasi. L’edicola resiste, mentre altri negozi intorno chiudono, e nonostante le difficoltà: «Finalmente il Comune mi ha pagato i libri di scuola del 2011: mi hanno pagato giovedì scorso, era un anno che aspettavo i soldi». I soldi sono quelli che il Comune mette per garantire i libri agli alunni della scuola dell’obbligo. «Ma ora basta, come altri quest’anno non li ho tenuti più». Niente più libri di scuola, però i bambini entrano lo stesso, così anche le mamme che vanno a fare la spesa dalla giovane panettiera, ogni tanto passa pure il barista cinese che ha rilevato il bar che un tempo era il Frigoli e dove ancora – insieme alle mamme – si trovano i pensionati a giocare a carte. L’edicola "sotto casa" rimane, con le riviste, i quotidiani, i quaderni a righe di quinta, le figurine. E se proprio non è l’anima del quartiere, è comunque un pezzettino importante, no?
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