La sfida ai giganti: 330 chilometri sulle montagne

Il Tor Des Geants è il giro dei monti della Val D'Aosta: una incredibile prova di resistenza, 24mila metri di dislivello in sei giorni di cammino. Ce la racconta il samaratese Luca Introini

330 chilometri a piedi, tra prati e rocce e vette. 24mila metri di dislivello in salita, come salire dal mare fino in cima al K2 per tre volte di fila. Tutto, in poco più di sei giorni. Sono i numeri spaventosi del Tor de Geants, la super-prova di endurance che si snoda tra le montagne della Val d’Aosta: al via della terza edizione questo sabato ci sarà anche Luca Introini, 37enne di Samarate. «Sarà una sfida contro me stesso, in questo genere di gare l’imprevisto è dietro l’angolo e si rischia di non arrivare al traguardo. Il mio obbiettivo è questo: finire la gara», spiega Luca (nella foto a sinistra). La sfida è di quelle estreme ma affascinanti anche perché mettono il singolo di fronte a se stesso, lo chiamano a raggiungere il limite ultimo del corpo umano.

Così anche Luca Introini vuole mettersi alla prova: «Mi sono preparato con diverse gare, di lunghezza massima di 50 km», spiega. Di professione fa l’impiegato in una concessionaria di camion a Besnate, la montagna l’ha scoperta da pochi anni: nell’ultimo mese ha intensificato la preparazione, con corse nei boschi («mi piace di più allontanarmi dalle strade, è anche meno noioso») ma anche con qualche esercizio specifico per il dislivello: «Ho fatto non so quante volte le scale di Crenna». E in effetti il dislivello da affrontare è impressionante, i passaggi oltre i duemila metri quasi non si contano, sono una parte consistente della gara.  Il via sarà dato lunedì pomeriggio da Courmayeur, i concorrenti avranno a disposizione 150 ore per arrivare al traguardo (entro sabato alle 16), passando per alcuni punti di controllo: i ristori dove si potrà mangiare in totale sono 81. «E poi ci sono i punti di controllo, dove si può anche dormire. È importantissimo alimentarsi e dormire in modo corretto: arrivare al punto di soffrire fame o sonno significa aver già perso, essere pronti per il ritiro».

Moltissima cura deve essere prestata al vestiario e alla cura delle calzature, per non rischiare di ritrovarsi al punto di non riuscire a reinfilarsi gli scarponi, per i piedi troppo gonfi. E allora la sfida si dimostra non solo sportiva e fisica, ma anche di organizzazione “logistica”: «Ai rifornimenti non c’è neanche un bicchiere di plastica, per evitare rifiuti: e su questo sono molto fiscali, non avere il bicchiere significa non partire da Corumayeur». Si marcia anche di notte, ognuno decide il proprio passo ma comunque bisogna usare tutte le ore disponibili. Altro aspetto, la sveglia, che ognuno deve darsi da sè al termine dei momenti di sonno: «non c’è nessuno che ti sveglia. Se rimani addormentato rischi di perdere tempo prezioso sulla tabella di marcia». Una sfida dura, che è ricompensata dagli splendidi paesaggi attraversati e dalla sensazione unica che si prova a vincere la sfida con se stessi e arrivare al traguardo di una prova che ha dell’incredibile.

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Pubblicato il 07 Settembre 2012
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