Colpo di scena: i lavoratori dell’ItalTunnel fanno saltare l’accordo
Un risveglio amaro per il sindacato: la soluzione trovata con Pedelombarda viene rifiutata dagli operai che incrociano le braccia. «Abbiamo il sospetto di pressioni esterne»
Fatto l’accordo, saltato l’accordo. I lavoratori della ItalTunnel in meno di 24 ore sono passati dall’aver accettato all’unanimità l’intesa che i sindacati avevano trovato con Pedelombarda, al blocco dei lavori della galleria di Gazzada- Schianno. La contestazione riguarda una voce dell’accordo relativa al riassorbimento di tutto il personale da parte dell’azienda subentrante.
A questo punto Pedelombarda ha intimato la ripresa dei lavori, pena la rottura del contratto con la conseguente perdita dei posti di lavoro per gli stessi operai della ItalTunnel. «È incredibile – dice Flavio Nossa della Fillea Cigl – ci siamo lasciati ieri sera in un clima di soddisfazione generale e ci risvegliamo in questa situazione. La voce “fatte salve esigenze tecniche organizzative” relative al personale è una frase standard che viene sempre utilizzata in queste trattative, ma poi nessuno viene lasciato a piedi e tutti i lavoratori vengono ricollocati».
La ItalTunnel è una società che fa parte del Gruppo ItalTerra attualmente in grave difficoltà finanziaria, tanto da far prospettare la consegna dei libri contabili in tribunale per attivare la procedura di concordato preventivo. In questa situazione ci sono due paradossi: il primo è che il Gruppo ItalTerra non è in difficoltà per i debiti bensì per i crediti (circa 25 milioni di euro) che non riesce a riscuotere, quindi non ha la liquidità necessaria per far fronte alle esigenze dei singoli appalti. In tempi normali le banche farebbero la loro parte, cioè anticiperebbero quei soldi, ma con il credit crunch (stretta del credito) questo meccanismo, che è necessario per l’efficienza dell’economia reale, si è inceppato, come ha spiegato giovedì scorso il presidente di ItalTerra Armando Vanin.
Il secondo paradosso è che Pedelombarda è l’unico cliente di ItalTerra che paga regolarmente, ma il problema, appunto, riguarda la dinamica finanziaria di tutto il gruppo di cui fa parte anche ItalTunnel. Questa situazione, che è oggettiva, secondo il sindacato non è sufficiente a spiegare l’improvviso rifiuto dei lavoratori. «Per quanto ci riguarda l’accordo non c’è più – continua Nossa – e non per volontà nostra e nemmeno di Pedelombarda che contava su quell’accordo e che chiederà la ripresa dei lavori . Se ciò non avviene noi non andremo di certo a ricontrattare nulla. A questo punto ho il sospetto che ci siano indebite pressioni esterne».
La situazione è abbastanza complicata e apparentemente illogica: le parti trovano un accordo, c’è l’impegno di Pedelombarda e dell’assessore regionale Raffaele Cattaneo per salvare i posti di lavoro, sindacati e lavoratori della ItalTunnel fanno pure una grigliata per sancire il risultato raggiunto, ma poi gli operai cambiano idea e fanno saltare tutto per una clausola standard.
«È stata una decisione unilaterale – aggiunge uno sconcertato Antonio Massafra, segretario provinciale della Feneal Uil -. Noi abbiamo raggiunto l’obbietivo originario: garantire occupazione per il futuro qualsiasi fosse stata la sorte dell’ItalTunnel perché Pedelombarda li avrebbe riassunti direttamente o fatti assumere dal nuovo subappalto. Nell’accordo c’era anche il pagamento degli stipendi di agosto e tutte le competenze arretrate, quindi non capiamo le ragioni del sopravvenuto dissenso. Più che il sospetto su indebite pressioni esterne, ho la sensazione che i lavoratori siano controllati direttamente da qualcuno. Il sindacato ha la coscienza pulita perché venerdì scorso è stato mosso mezzo mondo per salvare quei posti di lavoro e quindi non vogliamo essere strumentalizzati. Pertanto abbiamo già fatto togliere le nostre bandiere fuori dal cantiere».
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