“Libertà di stampa e diffamazione, due facce della stessa medaglia”
Pronto il documentario “Al qaeda! Al qaeda! Come fabbricare il mostro in tv”. Incontro con l’autore Luca Bauccio, avvocato da sempre attivo nella difesa delle persone diffamate dall’informazione
«Si deve guardare l’altra faccia della medaglia dell’informazione: la parte che vogliono vedere tutti è quella della libertà, ma dall’altra parte ci sono i diritti dell’individuo, soprattutto se viene diffamato». È il pensiero principale di Luca Bauccio, autore del documentario “Al qaeda! Al qaeda! Come fabbricare il mostro in tv” basato su un suo libro dal titolo “Primo: non diffamare” e realizzato insieme a Giuseppe Scutellà e Walter Baroni per “Diritto Zero”.
Bauccio è anche tra i fondatori di Youreporter, il primo sito italiano di video-citzen jornalism, ovvero che promuove lettori come giornalisti attivi, tramite l’invio di foto e video. «Il documentario nasce dalla mia professione – racconta Bauccio -: sono un avvocato che da anni si occupa di diritto di informazione, tutela dell’identità, delle minoranze etniche e religiose. Questo mi ha portato a essere in contatto con molti casi di persone che sono state vittime di informazione distorta, blanda, semplicistica, che punta solo al titolo forte. Il libro ha avuto un certo riscontro e abbiamo pensato di fare un film sull’informazione. Nessuno parla mai dei diffamati, di coloro che vengono violentati nella loro identità e per i quali raramente viene riparato il danno fatto. Persone la cui differenza, il colore della pelle, il credo, un velo, diventano un pretesto per il titolo a otto colonne».
Il documentario è diviso in due parti: nella prima raccoglie materiale di archivio con una ricerca approfondita e dettagliata. Nella seconda ci sono riprese realizzate all’interno di un teatro, dove i personaggi diffamati raccontano la loro storia, creando un dialogo con il mondo dell’informazione. Ed ecco che si ascoltano i racconti di Beppino Englaro, Youseff Nada, Hamza Piccardo, Angela Lano, Vito Carlo Moccia, Alì Darwish, Rassmea Salah, e molti altri (la gallery delle persone diffamate)
Il film viene presentato ufficialmente a Milano oggi, giovedì 18 ottobre 2012, alle 18.00 al Cinema Apollo, in Via De Cristoforis. Sono già arrivate 300 prenotazioni e quasi sicuramente sarà tutto esaurito. «Una risposta incredibile – racconta Bauccio -, soprattutto se si considera che è stato internet a far girare la notizia di questo documentario».
Ma come può reagire l’informazione, la stampa, nel dover diffondere la notizia di un documentario che racconta storie di persone vittime della loro stessa informazione? «Non mi aspetto nulla dall’informazione tradizionale – risponde l’autore -. Se la stampa tradizionale, cartacea e televisiva, non fosse il mondo ineluttabilmente votato al declino e al suicidio, si occuperebbe di un prodotto come questo, piuttosto di prodotti autoreferenziali come fanno ogni giorno. Questo documentario solleva un disagio e una responsabilità civile necessaria ai media, che non possono essere considerati dei totem o degli oracoli. I media sono anche al servizio della democrazia, devono essere aperti alle critiche: oltre alla libertà di stampa tanto decantata c’è il diritto del cittadino a non essere calpestato nella sua onorabilità. Sono due facce della stessa medaglia e la seconda pochi la vogliono guardare. L’unica eccezione è il mondo di internet, che si occupa di più del riscontro che ha immediato da parte dei lettori. Abbiamo avuto un’accoglienza insperata dai blogger e da Facebook. Se questo è il mondo di oggi, come mai non se ne accorge chi dovrebbe raccontare questo mondo?»
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