Lucia Uva chiede al ministro di aiutarla contro il pm Abate
Conflitto sempre più aspro: la famiglia attacca il pm, che a sua volta ha criticato il giudice perché avrebbe condotto il processo penalizzando la procura. Chi ha ragione?
Lo scontro giudiziario e mediatico sul caso Uva non si placa. Oggi Lucia Uva, sorella del ragazzo morto dopo una notte passata in custodia dei carabinieri, scrive al ministro della Giustizia Paola Severino, e chiede che sia fatta luce su alcuni aspetti del processo.
La donna è rimasta toccata dalla notizia che il pm dell’inchiesta sulla morte del fratello, Agostino Abate, abbia presentato ricorso in corte d’appello per contestare l’assoluzione di un medico in primo grado (l’accusa era aver somministrato sedativi e ansiolitici che uccisero Uva), criticando l’operato del giudice Orazio Muscato. Lucia Uva invece difende Muscato «che ha riconosciuto il mio pieno diritto umano di conoscere cosa è successo a mio fratello Giuseppe quella maledetta notte di oltre quattro anni fa, dentro la caserma dei carabinieri di Varese».
La donna, nella lettera, attacca duramente il pm Abate. Il caso è noto ma quello che sta accadendo in questi giorni è pericoloso: una parte civile della vicenda Uva sta chiedendo, da tempo, a mezzo stampa che venga rimosso il procuratore di Varese. Il motivo lo dice lo stesso Abate nel suo ricorso in corte d’appello. «A livello mediatico si è formata una verità – scrive il pm – e cioè che Giuseppe Uva sia stato picchiato a morte, e che il processo ai veri responsabili non si è fatto perché la procura li protegge». Abate contesta totalmente questa versione dei fatti.
Il corto circuito tra impatto mediatico e magistratura su questa vicenda è però una realtà. Lucia Uva è riuscita a mobilitare intorno al suo caso l’attenzione di tanti media. Il pm dal canto suo ha accusato il giudice del processo di esserne rimasto condizionato, e di aver voluto processare lui stesso. A Varese il 29 ottobre sarà proiettato il film su Giuseppe Uva che dovrebbe essere molto critico nei confronti di carabinieri e pm. Un altro capitolo di una guerra di nervi.
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