Padre Franco Nascimbene, dalla Colombia storie di violenza e speranza
Il missionario comboniano nato nel 1953 a Malnate è stato in Ecuador e a Calstel Volturno. Ora racconta ai fedeli italiani le sofferenze e la voglia di giustizia della gente di Tumaco, nel sud est della Colombia
Un uomo di frontiera, abituato a vivere in situazioni al limite. Padre Franco Nascimbene, malnatese, nato nel 1953, è un missionario comboniano, attualmente in Colombia. Per anni é stato a Castel Volturno dove protestò davanti alla prefettura di Caserta contro la legge Bossi – Fini che minava i diritti dei migranti. Dal paese sudamericano racconta agli amici italiani la situazione che vivono lui e la sua gente: un luogo difficile, dove la violenza e l’emergenza sono all’ordine del giorno. Padre Franco è stato in Ecuador, nella regione di Esmeralda, ai margini della foresta, per poi spostarsi a Guayaquil, grande città sul Pacifico, vivendo nelle palafitte in un quartiere emarginato. Si è posi spostato in Colombia, a Tumaco, nel sud-ovest di uno dei paesi più violenti del Sud America. Nelle sue lettere racconta dei pericoli, della povertà, dei soprusi, della continua lotta per la difesa dei diritti umani. Di seguito pubblichiamo l’ultima lettera di Padre Franco, spedita a luglio: tra poliziotti con le armi spianate, omicidi e tensione continua, con l’unica consolazione della parola di Dio
vi scrivo dal centro città,mentre stiamo vivendo uno dei peggiori momenti nel nostro quartiere.
Sempre avevamo sentito parlare de violenza e morte in altre zone della città però da qualche settimana le abbiamo in casa. Negli ultimi mesi vari gruppetti di ragazzi sovvenzionati da vari gruppi armati son venuti a vivere nel quartiere e girano armati. Un giorno uno dei gruppi ha rubato delle casse di birra al camion che le stava distribuendo. E’ arrivata la polizia ed ha arrestato due di loro. Il giorno dopo il camion è entrato con due poliziotti. I ragazzi li hanno disarmati e li hanno uccisi portandosi via le loro armi. Si è scatenato il finimondo: un elicottero è girato per ore sopra il quartiere appuntando sulla gente con la mitragliatrice, varie imbarcazioni da guerra pattugliavano la zona della costa mentre centinaia di poliziotti giravano armati per il quartiere,insultando la gente, perquisendo le casa, portandosi via giovani per dimostrare che stavano avendo risultati. Il capo della polizia ha dichiarato per radio che tutto il quartiere era complice perchè non denunciava la presenza dei gruppi armati, quando tutti sanno che molti dei funerali della città sono di persone che il giorno prima avevano denunciato qualcuno alla forza pubblica.
Si sono portati via una quindicina di ragazzi, alcuni dei nostri gruppi giovanili,cercando di farli confessare…
Il giorno dopo la polizia ha ucciso un uomo che secondo loro era il capo di uno dei gruppi armati.
Dice la gente che si era arreso però l’hanno ucciso ugualmente.
Da allora tutto il giorno gruppi di poliziotti e soldati girano per il quartiere con le armi spianate (dato il colore dei loro vestiti alcuni commentiamo che hanno deciso di fare del nostro quartiere una zona verde…) ed alle sei di sera arrivano due camion pieni con alcune decine di loro che passano la notte girando per il quartiere e spesso si ascoltano sparatorie. Una sera alle 21h, 6 poliziotti mi hanno circondato con la pistola spianata a chiedermi chi ero , cosa facevo ,dove andavo. Quando gliel’ho spiegato non mi credevano e mi guardavano minacciosi, finchè sono passate due persone e mi hanno salutato in voce alta: Buonasera Padre. I poliziotti hanno abbassato le armi e si sono scusati.
La gente ha molta paura ed alle sette di sera le strade sono vuote e molti non vogliono più partecipare ai nostri incontri comunitari che di solito sono alle 7 di sera.
Cosa facciamo in questa situazione?
Siamo andati alla radio ed abbiamo chiesto al capo della polizia di ritrattare le offese fatte alla gente del quartiere. Qualche giorno dopo ha chiesto scusa per radio.
Abbiamo organizzato una domenica una festa della pace,invitando persone di altri quartieri a venire a solidarizzarsi. Canti,messaggi di pace,danze,teatro,poesie… La moglie del sindaco ha collaborato con i microfoni, le sedie ed un telone per proteggere dal sole. Il Vescovo si è fatto presente ed ha commentato il testo della Genesi su Caino ed Abele: Il sangue sparso sulla terra grida al cielo….. sono forse io responsabile della vita di mio fratello?…. Io ho commentato Il sogno di Isaia 2: verranno giorni in cui non ci sarà più guerra e le armi saranno trasformate in strumenti di lavoro, di progresso e di pace….
Son venute molte persone da fuori a solidarizzarsi, però dal quartiere la maggioranza della gente è rimasta chiusa in casa per paura di farsi vedere lì o di possibili sparatorie durante la festa. Invece è stata molto bella e tranquilla, dando una boccata di ossigeno a tutti i presenti.
Stiamo cercando di infondere coraggio e speranza nella gente,continuando a proporre gli incontri serali in piccole comunità e piccole azioni di solidarietà e di pace.
Domenica alla fine della messa siamo andati in processione ad attaccare a due pali all’entrata del quartiere uno striscione che diceva che il nostro è un quartiere che vuole la pace.
Sabato le comunità del quartiere faranno un gesto gratuito,andando a pulire i marciapiedi di entrata al quartiere che sono pieni di erbacce. Piccoli gesti che aiutini la gente a non cedere alla tentazione di isolarsi,di rinchiudersi in casa.
Io sono abbastanza tranquillo. So che essere prete e straniero mi dà molta più sicurezza rispetto all’altra gente.
Accompagnando le vostre ferie estive con questi miei racconti, vi mando un abbraccio, contento di poter condividere la sofferenza di questo popolo che il Signore mi ha dato in eredità
Buona estate
Un abbraccio
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