“Per la casa franata non abbiamo ancora ricevuto un centesimo”
Giuliano Rovelli è proprietario di una casa e di un terreno che adesso non esistono più. Se li è inghiottiti la frana sulle sponde del Ticino, che ha distrutto e trascinato tutto dentro il fiume.
Bisogna ammettere che spesso si fatica a tenere il filo della politica sommesse, con la sua maggioranza che si rincorre, litiga e si spacca su tanti temi diversi. Ma c’è qualcuno a cui questa situazione appare surreale se confrontata con il problema con cui si trova a fare i conti. Uno di questi è senza dubbio Giuliano Rovelli, proprietario di una casa e di un terreno che adesso non esistono più. Se li è inghiottiti la frana sulle sponde del Ticino, che ha distrutto e trascinato tutto dentro il fiume.
Giuliano Rovelli si sta muovendo in una situazione che definisce in un unico modo: "Irreale". Lui e la sua famiglia, una moglie, sei figli e una coppia che li aiutava in casa, si stanno rendendo conto ogni giorno sempre di più delle conseguenze di quanto gli è successo. Sono le esigenze materiali di tutti i giorni che li mette a confronto con ciò che avevano e ora non hanno più. «All’inizio non realizzavamo – spiega Rovelli – adesso tutto diventa un problema, anche le cose che sembrerebbero banali: comincia a fare freddo e ci rendiamo conto che tutti i nostri vestiti invernali erano nella casa».
Con questa situazione devono convivere ed è con questa situazione in mente che i Rovelli assistono all’immobilismo degli enti preposti ad occuparsi della loro situazione. Rovelli, determinato a perseguire ogni via per trovare giustizia, parla chiaro e tondo di "uno scandalo": «Sto andando ai consigli comunali per cercare di avere informazioni dall’amministrazione e ogni volta mi rendo conto della povertà della politica sommesse – spiega Rovelli -. Dopo 5 mesi dall’inizio di questa tragedia per la nostra famiglia, non abbiamo ancora ricevuto un centesimo, nessuno ci ha mai informato su risarcimenti e nessuno ci ha mai neanche chiesto se avessimo bisogno di un aiuto per le nostre spese o per il mutuo che ancora paghiamo per quella casa andata distrutta».
Nell’immediato dell’evacuazione i Rovelli sono andati in un agriturismo per un mese, hanno dovuto affittare tante piccole camere separate per una spesa di 2400 euro, poi sono andati nella casa di una vicina. «Non ci hanno mai offerto un aiuto di nessun tipo ma adesso abbia intrapreso ogni via legale per ricever giustizia e ci riusciremo».
Rovelli sta raccogliendo e diffondendo anche grazie a internet, hanno creato una pagina Facebook apposta, tutta la documentazione per ricostruire e far conoscere quello che è successo a quella tubatura che perdendo acqua ha eroso e fatto franare la collina. «Per dieci anni chi amministrava questa città e chi doveva monitorare i servizi hanno lasciato le condotte principali del depuratore in condizioni pessime ignorando i campanelli d’allarme e rimpallandosi comunicazioni e responsabilità senza mai intervenire. La situazione era ben nota e siamo di fronte ad un caso di palese irresponsabilità: adesso io esigo quanto mi spetta dagli enti che dovevano intervenire. Fino ad adesso mi hanno opposto mille scuse: che il patto di stabilità non consente di pagare rimborsi o che l’indennizzo finirebbe sotto la lente della corte dei conti. Non sanno più dove aggrapparsi: io voglio che ci venga restituito quanto ci è stato tolto e sono determinato ad andare fino i fondo per ricevere giustizia».
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