Ruffinelli: “Bocciatura del ‘made in’ fatto gravissimo”
Per la consigliera regionale "giunto il momento di dare attuazione ad una legge per l'istituzione del Marchio collettivo provinciale"
Riceviamo e pubblichiamo l’intervento del Consigliere Regionale Luciana Ruffinelli in merito alla bocciatura europea del "Made in"
La bocciatura del "Made in" da parte dell´Europa è un fatto gravissimo ed è l´ennesimo colpo basso per le attività’ produttive del nostro territorio, in favore della concorrenza sleale, che è purtroppo sempre più aggressiva nel sistema economico, con buona pace e -a questo punto- con la fattiva collaborazione delle istituzioni europee.
È giunto quindi il momento di dare attuazione ad una legge di sicura efficacia che ho promosso e portato ad approvazione in Consiglio gia’ nel marzo 2009: l’ISTITUZIONE DEL MARCHIO COLLETTIVO PROVINCIALE". Tale legge, decisamente attuale, nasce dal presupposto che la libertà di scelta può essere garantita non tanto fornendo ai consumatori un´ampia mole di prodotti indistinti, ma soprattutto fornendo loro le più complete informazioni e le più vaste garanzie circa le merci che andranno ad acquistare.
Fin da allora, la presentazione del progetto sottolineava che "l´atteggiamento ostativo della Commissione europea circa l´adozione di marchi nazionali deve essere superato proprio perché il cittadino tende ad anteporre il diritto di avere qualità e salubrità dei cibi rispetto al diritto di libera circolazione delle merci. Inoltre, la diffusa e crescente domanda d´identità territoriale dei prodotti locali e l´inadeguatezza degli strumenti di tutela introdotti dai regolamenti europei ha spinto varie regioni a rivendicare il diritto a propri strumenti di individuazione dei prodotti e ad utilizzare a tale scopo disposizioni che mediano tra le richieste dei produttori locali e le indicazioni della Commissione Europea". Avevamo quindi trovato nel Marchio Collettivo Provinciale il risultato di questa necessaria mediazione. Ora che l´Europa ha di nuovo proibito la trasparenza d´informazione verso i consumatori, la cui libertà di scelta risulta pesantemente compromessa dalla censura sull´origine e sulla filiera produttiva, il miglior strumento a nostra disposizione e’ proprio la legge regionale, che limitando i territori alle Province, per bypassare i superliberismo dell’Europa, permette di marcare con un "made in" locale, ma altrettanto e forse anche più efficace. Le Province, come ha già fatto Lodi, possono marcare tutti i loro prodotti agroalimentari e florovivaistici con un marchio collettivo con cui la Provincia garantisce salubrità’, igiene e rispetto delle regole della produzione e del lavoro. Il consumatore non chiede altro che acquistare prodotti del proprio territorio e di aziende delle quali può fidarsi. Altro che abolire le Province! La gente ha bisogno della loro azione e soprattutto di provvedimenti che nascano dal basso e contrastino il dirigismo europeo. Auspico che la Provincia di Varese riesca a deliberare al più’ presto l’istituzione del suo marchio, contrapponendosi nei fatti tanto alle assurde riforme governative che alle vessazioni europee per continuare a difendere territorio, produttori e consumatori.
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