Dietro il latitante di Cardano, una frode e un’azienda distrutta
Nel 2008 la Minitransport aveva oltre cento dipendenti, quando fu acquisita e trasformata secondo le accuse nel perno di una maxifrode fiscale. Nel 2012 il fallimento e gli arresti: "Il quartier generale di Vanzaghello era una fortezza"
Era una frode milionaria, ancora in parte da ricostruire nei dettagli. E al vertice, secondo la Procura di Como, ci sarebbe proprio lui, Paolo Bertelli, l’imprenditore che da cinque mesi era in latitanza e che – di sicuro nell’ultimo mese – si nascondeva a Cardano. Nel frattempo, il castello di società costruito sulla storica Minitransport originaria (era stata fondata nel 1969) crollava, con un centinaio di dipendenti prima in Cassa Integrazione e poi a casa senza lavoro. Una vicenda ancora in parte oscura (le indagini sono aperte, va ricordato) che si dipana tra Comasco e Alto Milanese: il “cervello” della nuova Minitrasport stava a Vanzaghello.
Il Nucleo di Polizia Tributaria di Como ha lavorato a lungo, per ricostruire la vicenda: nel maggio scorso scattarono le manette per quattro persone: oltre a Bertelli – che nel suo curriculum ha anche una condanna per rapporti con il clan Valle, ben posizionato tra Vigevano, la Lomellina e il Magentino – c’era il legnanese Livio Mostoni (ancora in carcere al Bassone di Como) e Sergio Brancaleon e Bruno Ferrigo, residenti nel Novarese, ultimi amministratori dell’azienda. Nel 2006 i fondatori della Minitransport, nata nel 1969, la vendono alla Mir srl, una società che era stata aperta da un gruppo di manager della stessa Minitransport. Due anni dopo, nel 2008, la società passa nelle mani del gruppo di Bertelli, che rilevò le tre diverse sedi e tutte le attività dello spedizioniere. Inizia la rivoluzione dell’azienda: da Grandate, Settala e Busto Arsizio le attività vengono concentrate a Pregnana, terra di capannoni ai margini della città di Milano (nella foto: la sede di Grandate, da QuiComo.it). Il sindacato non è ben visto, ma c’è anche attenzione – almeno all’inizio – ad evitare contrasti e a far sì che l’attività fili come l’olio. «Sembrava un’azienda destinata a grande crescita, c’erano molte risorse» ricorda Guido Scarpino, allora sindacalista della Cgil a Como. «Avevamo ottenuto un accordo favorevole anche per i lavoratori».
Nel contempo però inizia anche un’altro genere di rivoluzione: si aprono nuove società e sotto il capannone della “nuova” Minitransport arrivano a convivere una decina di aziende diverse. Le più grandi sono la Minitrasport spa e la Minitrasport srl, ma poi ce ne sono tante altre più piccole: anche i lavoratori finiscono “spacchettati”, divisi tra le società maggiori e quelle da 4-5 dipendenti. E ben presto iniziano a venire a galla anche i problemi, con la perdita di commesse e di posizioni sul mercato, con i camion che partono per la Polonia con bolle gonfie di spedizioni. Ci si allontana dal settore della logistica vera e propria, quella che aveva fatto la forza dell’azienda: il labirinto di fatture e contratti è quello che è finito nel mirino della Guardia di Finanza di Como, convinta che molte sigle (in totale sono 28, di cui cinque all’estero) siano “società cartarie”, che servivano solo ad abbattere i costi e creare una gigantesca evasione sull’Iva. Il Nucleo di Polizia Tributaria quantifica 400milioni di fatturazione, una evasione da 62 milioni.
Quale che sia la manovra finanziaria messa in atto, la parte operativa dell’azienda inizia a svuotarsi: «Il cervello di tutto era a Vanzaghello, una specie di superfortezza, inaccessibile, dove siamo stati ammessi poche volte» dice ancora Scarpino. «A fine 2010 si è iniziato poi con la Cassa Integrazione, molti lavoratori sono stati in Cassa poi per tutto 2011» aggiunge il suo collega Marco Fontana, che è ancora oggi alla Cgil di Como e ha seguito la vertenza. Una parte dei dipendenti se ne vanno, passano ad altre aziende più in salute. «Ad agosto 2011 è iniziata la crisi con fornitori. Il lavoro era completamente fermo, si è andati avanti con la Cassa Integrazione fino a maggio del 2012, quando c’è stato il fallimento». E in contemporanea con la fine della storica azienda, la Finanza è arrivata a stringere il cerchio intorno alle spericolate operazioni dell’”imprenditore” Bertelli e del suo gruppo. I lavoratori sono finiti per strada, Bertelli era in fuga dall’ordine di carcerazione, rifugiato nella villetta di Cardano dove la Polizia l’ha arrestato venerdì 2 novembre, mettendo anche le mani sulla documentazione che si portava dietro.
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