Nera di Verzasca, un modello sostenibile
Pubblicato i risultati di uno studio su questa razza che risulta essere un affare dal punto di vista ecologico ed economico
Si è concluso il progetto Interreg per la "Valorizzazione dell’allevamento e dei prodotti della razza caprina autoctona Nera di Verzasca" negli ecosistemi montani. Sono stati tre anni di studio sul campo ed in laboratorio allo scopo di individuare modelli per la sostenibilità dell’allevamento ed elementi di peculiarità e pregio della specie e dei suoi prodotti.
La robustezza e la rusticità sono punti di forza della Nera di Verzasca. La capra è adatta ad un allevamento al pascolo per 15-18 ore al giorno 8–9 mesi l’anno. Si nutre di specie arbustive invasive e infestanti; è molto resistente a parassiti e quindi malattie. L’allevamento è praticabile in aree montane, caratterizzate da ampi spazi liberi, così che l’animale possa percorrere svariate decine di chilometri al giorno. Il modello di allevamento che si delinea è a basso impatto, sostenibile sotto il profilo ambientale ed economico, adatto alla montagna. I dati scientifici sono raccolti in una pubblicazione ed esposti durante il convegno che si è svolto mercoledì 24 ottobre 2012 a Sonogno, nel cuore della Val Verzasca.
La specie caprina fino a dieci anni fa era considerata a rischio di estinzione. Ad oggi, conta circa 3 mila esemplari – concentrati in Ticino e nelle province di Varese, Como e VCO – numeri che annoverano, comunque, la Nera di Verzasca tra le razze a limitata diffusione. I capi presenti in provincia di Varese hanno inoltre un alto livello sanitario, equiparabile a quello del Canton Ticino. Un risultato ottenuto grazie al primo progetto Interreg 2001-06 che ha avuto come obiettivo il risanamento delle greggi dalle principali malattie infettive
A conclusione di 10 anni di ricerche ed interventi sulla specie caprina autoctona, le indagini dimostrano che l’allevamento della Nera verzaschese non solo è sostenibile per l’ambiente e l’economia ma è una risorsa per la montagna. Le potenzialità per una migliore valorizzazione sono reali e presentano indiscutibili vantaggi, soprattutto in un momento di ricerca di genuinità nell’alimentazione, come negli stili di vita.
Comunità montana Valli del Verbano, capofila italiano del progetto, sta portato avanti iniziative per salvaguardare la varietà di specie animali e vegetali, un impegno di fondamentale importanza per la ricchezza del patrimonio genetico e l’ecosistema naturale. I progetti, conclusi ed in corso sono: studio e riprisino dei prati magri con relative specie di erbe, fiori ed insetti, salvaguardia dei corridoi ecologici per la mobilità di anfibi ed ungulati e valorizzazione del selve castanili, quasi abbandonate ma altro esempio di agricoltura di montagna.
Comunità Montana Valli del Verbano e Federazione Ticinese dei Consorzi di allevamento caprino e ovino (Svizzera) sono i capofila, rispettivamente italiano e svizzero del Programma di Cooperazione Transfrontaliera. Le ricerche progetto sono state condotte – da Università degli Studi di Milano (Dipartimento di Patologia, Igiene e Sanità Pubblica Veterinaria e Dipartimento di Scienze e Tecnologie Veterinarie per la sicurezza alimentare), Consiglio Nazionale delle Ricerche (Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari e Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria), Station de Recherche Agroscope (Svizzera) e Istituto di ricerca Capgènes (Francia). Il progetto è stato realizzato in collaborazione con le aziende aderenti al progetto, il coordinamento dell’Associazione Regionale Allevatori della Lombardia (ARAL) e il supporto di ASSONAPA Associazione Nazionale della pastorizia.
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