Tecnologia e professionalità, per una gravidanza serena

Cresce il numero di donne che si sottopone a indagini prenatale per sapere le condizioni del feto. Amiocentesi, villocentesi ma anche l'ultratest adatto alle madri più giovani

Avere un figlio può essere una delle gioie più grandi della vita ed oggi si può affrontare questo evento con sempre maggiore serenità. Un tempo, le donne avevano gravidanze in età molto giovane e, dopo i 30, venivano definite "attempate". Età che è stata elevata prima ai 35 anni ed ora ai 40. Avere un figlio in età avanzata non è più così raro. Il percorso di studi prima ed il desiderio di raggiungere una certa stabilità poi, inducono un numero crescente di donne a rinviare il momento della maternità.

L’orologio biologico, tuttavia, corre inesorabilmente e si allinea poco con i ritmi della vita della donna di oggi; attendere un figlio dopo i 35 anni aumenta le preoccupazioni sulla salute del feto. D’altro canto, anche le donne al di sotto i 35 anni non sono immuni da possibili imperfezioni cromosomiche. Questa consapevolezza, frutto anche della ricerca scientifica, ha così aumentato il numero di indagini prenatali tese ad indagare sullo spauracchio delle imperfezioni cromosomiche del feto.

Gli esami -sempre più frequenti- che indagano su questa potenziale sindrome sono la villocentesi, l’amniocentesi ed anche test meno invasivi come l’“Ultra-test”. Quest’ultimo è un esame che viene effettuato durante il primo trimestre di gravidanza ed è in grado di evidenziare condizioni di rischio cromosomi del feto. Si effettua con una semplice ecografia e un prelievo di sangue tra la decima e la tredicesima settimana di gravidanza. Il risultato del test biochimico viene combinato, attraverso un particolare software, con quello dell’esame ecografico per formulare il rischio specifico per la Sindrome di Down ( 9 casi su 10) e per la Trisomia 18. In caso di test positivo, la madre viene considerata in una fascia di rischio uguale o superiore a quella di una donna che inizia una gravidanza dopo i 35 anni e per la quale quindi può essere prudente sottoporsi a un’amniocentesi o ad un prelievo di villi. Viceversa, la negatività dell’esame non può escludere completamente un difetto congenito ma lo rende improbabile.

Abbiamo interpellato il Dott. Buttarelli che collabora con il Poliambulatorio Tamagno a Varese sull’argomento ed egli ha indicato che il test non ha una valenza assoluta, ma solo indicativa con un’approssimazione dell’80 – 85% e, per una maggiore attendibilità, è necessario che l’ecografia sia più chiara possibile, effettuata quindi da professionisti qualificati ed apparecchiature ecografiche di alto livello.

A Varese, al Poliambulatorio Tamagno in via Tamagno 4, l’Ultra test viene effettuato con un ecografo GE Voluson S8 di ultimissima generazione in grado di generare immagini 2D e 3D/4D di straordinaria qualità, a garanzia della migliore attendibilità della diagnosi oggi possibile. Durante il controllo ecografico viene verificata la vitalità dell’embrione e l’assenza di gravi malformazioni. Viene quindi valutata l’epoca gestazionale e misurata la “translucenza nucale”, una zona evidenziabile ecograficamente compresa tra la cute e la colonna cervicale del feto. Maggiore è la misura di questo spazio, maggiore è il rischio di cromosomopatie. Nel campione di sangue, invece, si misura la quantità di sostanze che sono presenti in tutte le gravidanze e se ne valuta la quantità in quanto, nella maggioranza dei casi anomali, è alterata.
 
Il Dott. Buttarelli ha inoltre indicato l’eventuale opportunità, in caso di risultati positivi con l’Ultra-test, di effettuare ulteriori indagini prenatali, quali la villocentesi o la amniocentesi. Nel caso in cui si giungesse a questa decisione, i genitori potrebbero decidere se conservare parte delle cellule staminali prelevate durante l’esame, e precisamente quelle ancora giovani e non formate e che per questo presentano un potenziale utilizzo estremamente ampio. La loro conservazione deve avvenire presso una adeguata “banca” che, dopo opportuni trattamenti, le conserva ad una temperatura di -196 gradi dove rimangono per 19 anni, cioè fino a che il feto sarà divenuto un individuo maggiorenne. A quell’epoca si potrà, se lo si desidera, allungare il periodo di conservazione.
 
Il Bio Cell Center Group di Busto Arsizio è un centro che, supportato da eminenti studiosi, ha realizzato da qualche anno una “banca” di conservazione delle cellule staminali. La Bio Cell, per la città di Varese, ha concesso un’esclusiva per la conservazione delle cellule prelevate a livello poliambulatoriale al Poliambulatorio Tamagno, centro in grado di effettuare sia la villocentesi che l’amniocentesi avvalendosi di professionisti di alto livello.
Il servizio è rivolto a privati, non è sostitutivo della conservazione o della donazione del sangue del cordone ombelicale, sia perché le cellule staminali contenute nel liquido amniotico hanno caratteristiche differenti, sia per la differente normativa in questione. Conservare le cellule per 19 anni costa 1200 euro se raccolte durante la villocentesi e 1800 se il prelievo avviene nel corso dell’amniocentesi.
Oggi come oggi, la ricerca sull’utilizzo delle staminali nell’uomo è ancora agli inizi ma, i risultati ottenuti a livello mondiale in campo animale, come la ricostruzione di un occhio di un topo avvenuta in Giappone, lasciano intendere che in futuro le cose potrebbero essere profondamente diverse. Le staminali daranno soluzioni che oggi sono soltanto auspicabili; potranno essere utilizzate per “riparare” danni irreversibili del tessuto. La raccolta e la conservazione delle cellule staminali costituisce, in altre parole, una “assicurazione biologica” che riguarda non soltanto il nascituro, ma anche gli altri membri della famiglia, in quanto le cellule prelevate possono essere compatibili con quelle di un fratello o di un genitore.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Novembre 2012
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