Van De Sfroos, Bonomi e la “macedonia” della società globale

Confronto tra dimensione locale e globale tra il cantautore e il sociologo, nell'incontro di chiusura di Gloval12: discutendo di "macedonia" di identità in dialogo e "frullato" che cancella ogni riferimento

Che cos’è oggi la società globale, nell’era delle comunicazione interconnessa? Il cantautore in dialetto comasco Davide Van De Sfroos e il sociologo Aldo Bonomi, nell’evento conclusivo di Glocal12, hanno ragionato e un po’ giocato con due parole, per descrivere la sintesi di culture, appartenenze, identità, radici che si vive. «Oggi, tra la macedonia e il frullato vince il frullato», sintetizza alla fine Bonomi.
Al di là di un riferimento nel titolo dell’incontro, è stato proprio il cantautore del lago a dare gusto e sapore alla metafora su cui, poi, ha ruotato il dibattito: «Il concetto di appartenenza ci da ancora dei batticuori: vallo a dire a Varese, che sono provincia di Como. Prova a dirlo ai tifosi delle squadre di calcio!». Eccolà lì, la società di oggi come una macedonia, «in cui percepisco ancora i frutti, lo zucchero, il limone, il cognac». Ma sono vere queste identità, sono solo simulacri, maschere da usare per ricostruire una tribù? Van De Sfroos è a volte duro e diretto, quando parla della «benedetta e maledetta Lombardia», dove tra un paese e l’altro, tra un paesino e la cittadina accanto «cambiano i cartelli ma non cambia il susseguirsi sempre uguale delle case e delle fabbrichette».
Il paesaggio della città infinita tra le Prealpi e Milano sembra uscito da un libro di Bonomi e infatti è il sociologo a dire chiaro e tondo che oggi «l’egemonia in cui siamo immersi è quella del frullato», che sminuzza le identità, rendendole tanto labili da essere quasi irriconoscibili. «Siamo fissati con le radici, ma non ci preoccupiamo in che terra siamo piantati: è importante sapere da dove vengo, ma anche dove sono andato a finire. Fissarsi solo sulle radici è pericoloso» aggiunge Van De Sfroos. «Allora oggi – continua Bonomi – dobbiamo vivere le nostre identità plurime, essere figlio del proprio paesino, della sua provincia, d’Italia, d’Europa». Anche se la realtà tende altrove: «È vero come diceva Montale che “Per ognuno rimane lassù un paese”. Ma rispetto alla macedonia, oggi vince il frullato. E solo chi non capisce può fare un frullato di province, cancellando le identità con un colpo di spugna, guardando solo alle necessità dei mercati», conclude Bonomi riferito alla riforma del governo Monti.

Ma allora è impossibile salvare il rapporto tra locale e globale? «Voi due – dice Bonomi, parlando di Van De Sfroos e della realtà di VareseNews, rappresentata in sala dal direttore Marco Giovannelli – fate un lavoro straordinario tenendo insieme le due dinamiche: VareseNews si è occupata dei sussurri, non delle urla». Non dei proclami identitari nordici, magari scritti a caratteri cubitali sui cavalcavia, ma «dei racconti della provincia, nella dimensione di un Piero Chiara o un Soldati nella provincia moderna» («è un poco lusinghiero», dice ironico Giovannelli). «Avevate il rischio del localismo, del chiudervi in difesa, e non l’avete fatto». Una dimensione minuta che è in chiave poetica e artistica di Davide Van De Sfroos: «di lui – dice Bonomi – scrissi per la prima volta sul Corriere dissi che non era leghista, ma che usava il dialetto avendo sguardo antropologico sul proletariato (il terziario di servizio, quelli "su e giù dalle scale del grand hotel") e i cowboy che scendono nella città “valle dei semafori dove crescono i telefoni”, valligiani smarriti nella metropoli globale: proletari che non sognano più la rivoluzione, ma i gratta e vinci». Un racconto che «serviva per alfabetizzarsi su un mondo intero, le valli», da sempre trascurato e trattato con distanza dalla cultura "alta" che dalla città guarda alla provincia. E che è un pezzo del racconto del locale, insieme a quello fatto dai giornali locali, che sanno guardare al globale.

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Pubblicato il 17 Novembre 2012
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