Giorgio Canali: romagnolo di nascita, musicista (anarchico) per votazione
Si intitola "Fatevi fottere" la biografia di Giorgio Canali. Una delle menti più fertili della musica indipendente si racconta in un volume scritto da Samuel Zamuner e Irene Zanetti
Una sigaretta spezzata, una risata sardonica, un’immagine rustica e schietta insieme a pensieri onesti e liberi, un pizzico di humor nero condito con la giusta dose di sano scetticismo. Il tutto espresso con basso profilo, perché in giro ce ne sono già troppi che pontificano. Questa serie di immagini ci rimanda alla figura di Giorgio Canali, personaggio che sembra uscito da un romanzo hard-boiled, musicista di spicco del sottobosco indipendente italiano, definibile anche come padre fondatore e nume tutelare di questa parte di universo musicale. Un ottimo resoconto della sua vita e della sua carriera viene svolto da Samuel Zamuner e Irene Zanetti nella biografia dal titolo provocatorio "Fatevi fottere", pubblicata dall’Italica edizioni (inizialmente distribuita in sole 333 copie autografate). Il nome di Giorgio Canali emerge nel 1994 quando fonda il Consorzio Suonatori Indipendenti insieme a Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni e Gianni Maroccolo. Insieme a loro attraversa tutta la penisola colorendo il suono della band con un’ulteriore quantità di riff graffianti ed elettrici grazie alla sua chitarra “disturbata”. Con la “famiglia” dei C.s.i. Giorgio condividerà ogni tipo di esperienza: dai “ritiri spirituali-creativi” (svolti controvoglia) in campagna per registrare album storici come Linea Gotica e Tabula rasa elettrificata alla condivisione del palco durante il concerto del Primo Maggio insieme a Franco Battiato. Nato a Predappio nel 1958, Giorgio Canali è forse l’icona più autentica dell’etica punk, tanto da muoversi sempre in direzione contraria a qualsiasi tipo di pensiero dominante per seguire la propria indole refrattaria a qualsiasi inquadramento politico o religioso ed ostile ad ogni forma di perbenismo. Si definisce «ateo» ma anche «capace di credere che esistano mondi, verità e situazioni inimmaginabili (…). Non credere vuole dire anche credere a tutto».
Giorgio esordisce sulla scena musicale romagnola alla fine degli anni settanta con un gruppo punk dal nome evocativo i Potemkin , (come la rivolta del Potemkin avvenuta durante la guerra russo- iapponese) , assimilabile, per approccio scenico, ai primi Cccp fedeli alla linea (forse un segno del destino?). Ma i Potemkin durano poco perché Giorgio deve partire per il servizio militare (esperienza durissima per un’anima anarchica come la sua), così, dopo il suo ritorno, nascono i Politrio, un gruppo proto elettronico grazie al quale Giorgio imparerà a gestire le campionature e i vari effetti sonori che gli serviranno in seguito nell’attività di fonico. Per campare lavorerà come tecnico del suono in spettacoli che hanno come protagonisti Moana Pozzi e altre dive del cinema porno. L’attività di fonico lo porterà a collaborare con i più importanti gruppi rock tra cui i Litfiba. Con questi ultimi si troverà a suonare nella Russia in disgregazione del 1989, dove incontrerà i rimasugli dei Cccp con cui stringerà una profonda amicizia che gli consentirà di abbandonare i panni di tecnico del suono dei Litfiba per assumere quelli di chitarrista nella realizzazione dell’ultimo album della band emiliana Epica Etica Etnica Pathos, seguito dal bassista Gianni Maroccolo e dal tastierista Francesco Magnelli,futuri componenti dei Csi. Oltre ad essere fonico e chitarrista, negli anni, Giorgio Canali si distingue anche come produttore. Lancerà sulla scena nazionale ‘Le Luci della Centrale Elettrica’ progetto del ferrarese Vasco Brondi, collaborerà con i Verdena e con Bugo. Oltre a queste fertili collaborazioni, dopo lo scioglimento del Consorzio, Giorgio imbraccerà nuovamente la chitarra per dare vita ad un progetto solista, che si evolverà successivamente in Giorgio Canali & i Rossofuoco, servendosi del “politicamente scorretto” come cifra stilistica. Il suo primo album si intitola, infatti, Che fine ha fatto Lazlotòz, proprio come quel Laszlo Toth che, in preda ad un raptus, sfigurò la Pietà di Michelangelo. Insieme ai Rossofuoco darà vita ad album dai titoli evocativi come "Tutti contro Tutti", "Rossofuoco", "Nostra signora della dinamite" e "Rojo" in cui, con ironia, attacca l’ipocrisia dei folk singer impegnati/finti indignati, aprendosi alla denuncia sociale (Tutti contro tutti è dedicato a Federico Aldovrandi, giovane ucciso a Ferrara dalla polizia) e alla critica verso le istituzioni ma richiudendosi poi anche nel proprio privato con Nostra signora della dinamite. Con la sua carriera ormai trentennale, Giorgio Canali, dimostra di aver appreso la lezione del punk e dell’arte d’avanguardia secondo cui per ottenere qualcosa da se stessi e dalla propria arte è
necessario rompere il filtro del “buonismo” e della “moda” per mostrarsi integralmente anche con i propri lati scomodi realizzando qualcosa di sincero, ricercando la poesia anche nel suono di una chitarra “disturbata”. Giorgio è così, prendere o lasciare.
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