Il Celeste, ascesa e declino di Roberto Formigoni
I memores domini e il sistema Lombardia. “Eccellenza” sanitaria e scandali. Vita e politica del più discusso governatore lombardo nel libro inchiesta di un grande giornalista, Gianni Barbacetto
Dopo aver letto questo libro vi è la seria tentazione di “mettere mano alla pistola” – per citare il famoso aforisma di Joseph Goebbels, rivolto però alla cultura – ogni volta che si sente la parolina: “eccellenza” lombarda. Un termine per designare di tutto: dal buon governo alle pratiche amministrative, passando per il leit motiv del pensiero formigoniano: la sanità, fiore all’occhiello della regione.
Ma sarà vero, che si tratta di eccellenza? O esiste un’altra lettura? Gianni Barbacetto, l’autore de “Il Celeste – Ascesa e declino di Roberto Formigoni” edito da Chiarelettere, dà una sua risposta, e lo fa più di una volta nelle 180 pagine che si leggono molto velocemente: “Il sistema lombardo può essere definito eccellente se paragonato a quello calabrese. Ma perché non confrontarsi invece con l’Europa? Quanto sarebbe migliore il sistema, senza la tassa «Daccò»?”.
Già, il sistema Lombardia: la presunzione di innocenza nelle indagini in corso è difficile da sostenere – anche se, è bene chiarirlo, doverosa dal punto di vista deontologico di chi scrive – dopo una valanga di dati, intercettazioni, ricostruzioni che Barbacetto offre per decifrarne il funzionamento, che diviene cronaca in questi giorni, addirittura in queste ore: “Inquinare i meccanismi della spesa sanitaria, dirottare ingenti risorse su chi ha santi in Paradiso. Altri potrebbero essere altrettanto bravi, altrettanto capaci di creare “eccellenza”, chissà: ma non hanno le chiavi giuste per aprirle, le porte del paradiaso”. Tradotto: se sei una struttura sanitaria, e vuoi lavorare in convenzione col sistema, devi oliare gli ingranaggi, e pagare le ”tasse” ai faccendieri, sostengono gli inquirenti.
I casi “Maugeri” e “San Raffaele” sarebbero solo la punta dell’iceberg che sta svelandosi: difficile relegare a semplice teorema giudiziario questo sistema; un dubbio che si basa su arresti, indagini e inchieste e che persa come un macigno sulla biografia di chi ha guidato il motore d’Italia dalla metà degli anni ’90.
Ma chi è il Celeste? Da dove arriva? E come ha fatto a diventare uno degli uomini più potenti della politica italiana? Il testo può essere diviso in due grandi blocchi. Al principio vi è Comunione e liberazione, il Movimento popolare, con gli anni dell’università e dell’impegno politico che vede un giovanissimo Formigoni prendere posizione. Decide le sue sorti giovanissimo, il Celeste, con una chicca tutta varesina. “Ero un ragazzino di 13 anni – racconta Roberto Formigoni a ‘Il Giornale’ – era il 1960 e mi ero appena iscritto alla quarta ginnasio del liceo Manzoni. Ricevetti una telefonata da Angelo Scola (oggi arcivescovo di Milano nda) che aveva 5 anni più di me e aveva appena fatto la maturità (…). Mi disse: abbiamo dato vita a questo giornale studentesco che si chiama “Il Michelaccio”, vorremmo che tu facessi una tre giorni a Gazzada per parlare del giornale. Verranno a tenervi seminari anche il giornalista Giorgio Bocca e il mitico Robi Ronza”. Da qui un crescendo: la politica maiuscola, l’esperienza come eurodeputato e il Parlamento; lo sbarco in Regione, a metà degli anni ’90.
La seconda parte “ideale” del libro è invece tutto attorno al sistema di potere della Lombardia. I memores domini, i duri e puri di Cl a cui il Celeste è affiliato e le amicizie influenti. Le ombre di scandali internazionali “Oil for Food” e il processo per la discarica di Cerro Maggiore, o fatti della fondazione Branca: tanta carne al fuoco, che non intacca il potere politico indiscusso in Lombardia, fino all’ultimo giro di boa, quando i suoi stessi alleati del Carroccio tolgono la corrente alla maggioranza eletta con voti che, addirittura, puzzano di ‘ndrangheta.
Inevitabile, per Barbacetto arrivare nel nucleo della galassia di potere che governa la Lombardia e in special modo la gestione della sanità, vero punto di forza. Quell’eccellenza che, inevitabile, dopo aver chiuso il libro fa pensare, e parecchio sulle reali virtù del sistema.
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