La Varese delle borse torna in auge: su Internet
Storia della Renato Ascoli, Borsetteria di pregio varesina caduta sotto i colpi della crisi giapponese e resuscitata con l'aiuto di una giovane nipote cosmopolita, di artigiani ancora artisti e del web
Diversi piccoli artigiani varesini sono tornati a lavorare per lo storico marchio "Renato Ascoli" nato più di cent’anni fa, ma caduto negli anni novanta sotto i colpi della globalizzazione.
A farlo rinascere, oltre all’intatta maestria dei pellettieri della città giardino, è stata una nipote del fondatore, Sofia Ascoli (nella foto), classe 1985: che da Londra, passando per Varese ha fatto rinascere il marchio del cavalluccio marino, prima notissimo per le sue borse da lavoro e affari, creando una linea "su misura" di borsette da donna.
Rinascere, letteralmente: perchè il marchio, venduto negli anni novanta a degli imprenditori giapponesi, era caduto sotto la scure della crisi asiatica di quel decennio ed era rimasto inutilizzato a lungo. E pensare che era già stato un marchio glorioso: nato nel 1908 a Genova con Ernesto Ascoli, il marchio e la produzione erano stati spostati e mantenuti per decenni in viale Borri a Varese. Col passaggio di mano e con il fallimento giapponese, il marchio del cavalluccio sembrava destinato a scomparire per sempre. E invece il suo destino era diverso.
Il metodo per ripartire è stato decisamente molto più snello di quello dei nonni, ed è nato mentre Sofia viveva e lavorava a Londra (dove ancora ora abita per la metà dell’anno). Per ricominciare la produzione è stata utilizzata la galassia di piccoli produttori di città e dintorni e per commercializzarle di nuovo è stata scelto di venderle prevalentemente on line e on demand: cioè permettendo di sceglierle in rete secondo dei modelli, che possono però essere personalizzate secondo gusti e necessità. Offrendo una vera e propria borsa su misura: che ha visto tra le sue prime acquirenti, un’australiana e un’olandese. Un modo per mantenere altissima la qualità ma rivolgersi a un mercato mondiale, che apprezza il made in Italy delle borse da sempre.
«Attualmente al lavoro ci sono un totale di otto persone, distribuite in tre laboratori, uno dei quali e’ una seconda generazione di artigiani – spiega Sofia Ascoli – Le borse sono realizzate artigianalmente, su ordine singolo. Per ora ho venduto soprattutto su Londra, da cui provengo per averci abitato per anni. Molto meno in Italia»
Numeri piccoli, perciò, che sono però in linea con i trend di produzione, secondo quello che segnala Sofia: «Sono convinta che si stia realizzando una trasformazione per certi prodotti: dalla produzione di massa a quella a misura di cliente: anche le grandi multinazionali come Nike stanno cercando di farlo, tanto vale partire da qui. Anche perchè io cerco di offrire una qualita elevata ad un prezzo accessibile, saltando quello che secomdo me e’ l’anello debole della catena. In ogni caso non vorrò superare mai i 150 pezzi per modello, perche voglio mantenere l’idea di artigianato made in Italy, che è ancora un enorme valore».
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