Ricatto internazionale, blitz della digos
"Pagaci o ti rapiamo i figli". Una coppia arrivata dall'Ucraina voleva estorcere denaro all'imprenditore russo Andrey Spiridonov, ma sono stati fermati al momento della consegna in un ufficio di via Marcobi. Il pm li ha denunciati a piede libero
Un misterioso ricatto internazionale è stato bloccato, ieri sera, da un blitz della digos. Un uomo di 21 anni e una donna di 29 anni sono stati fermati mentre stavano cercando di estorcere del denaro ad Andrey Spiridonov, l’imprenditore russo che l’estate scorsa era finito sui giornali perché il governo di Mosca ne aveva chiesto l’estradizione per una presunta truffa.
L’uomo, che a settembre era stato aggredito da due uomini a Viggiù, davanti al cancello della sua villa, da qualche settimana riceveva strane telefonate da un suo ex autista ucraino, il quale lo avrebbero minacciato di far rapire i figli o addirittura di morte, se non avesse accettato di pagare una somma di denaro. Ieri sera Spiridonov ha deciso di affrontare i suoi ricattatori e si è accordato per un incontro chiarificatore che è avvenuto alle 20 nel suo ufficio, in via Marcobi, nel pieno centro di Varese. L’imprenditore aveva deciso di pagare gli ucraini consegnando loro una borsa con 34mila euro (in realtà avevano chiesto 40mila ma è riuscito a trattare sul prezzo). L’ufficio era stato preventivamente bonificato e attrezzato dalla digos per uno scambio di facciata, controllato dalle telecamere della polizia. Gli agenti sono scattati non appena è avvenuta la consegna del denaro: i due ucraini, che sarebbero la moglie e il fratello dell’ex autista dell’imprenditore, sono stati fermati e portati in questura a bordo di un’auto civile, dove la polizia li ha interrogati fino a tarda notte. Il pm di turno, Sabrina Ditaranto non ha convalidato l’arresto.
Spiridonov si conferma ancora una volta l’uomo dei misteri: arrestato e poi scarcerato l’estate scorsa, è un rifugiato politico che finanzia l’opposizione al governo Putin. La sua estradizione è stata praticamente rifiutata dall’Italia, con un procedimento in corte d’appello a Milano seguito dai legali varesini dell’uomo, gli avvocato Enzo Cosentino ed Andrea Boni, e che è quasi giunto a conclusione.
La sua storia è da film: prima militare di carriera, uomo dei corpi speciali, poi imprenditore, con interessi nella ristorazione, ma anche affari nell’industria petrolifera, tra Russia e Venezuela, gran giri di soldi, politica e inseguimenti. Non è escluso che sia stato vittima di malviventi attirati dalle sue disponibilità economiche, ma gli ucraini fermati ieri sembra che arrivassero direttamente da Kiev con un volo atterrato a Bergamo poche ore prima, come in un film di James Bond ma senza smoking e champagne.
L’autorità giudiziaria ha deciso di non tradurre in carcere i due ucraini, rimangono denunciati a piede libero e indagati per la tentata estorsione.
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