Salta la riforma delle province, si lavora per evitare il caos
Il nuovo assetto immaginato dal Governo si è arenato, ma allo stato dei fatti non è nemmeno possibile tornare a quello precedente e si lavora sugli emendamenti
Nella corsa di fine legislatura si fa sempre più complicato il pasticcio sulla riforma delle province: venuta a mancare la volontà politica (alla Lega da sempre contraria si è aggiunto il Pdl) per la conversione in legge del decreto che stabiliva il nuovo assetto organizzativo, adesso rimane aperta la questione delle province già commissariate.
Niente più Como, Varese, nuovi capoluoghi, maxiprovince: tutto accantonato, anche se rimane in piedi la questione delle funzioni.
LA CARTINA DELLA RIORGANIZZAZIONE DELLE PROVINCE
Il Salva Italia, il primo atto del Governo Monti, aveva stabilito un anno fa i termini generali del riordino degli organi di governo e delle funzioni, rimandandone la definizione ad un provvedimento ad hoc. Il decreto poi emanato dal Governo, quello che ridefiniva i termini della riforma degli enti locali e che doveva poi essere convertito in legge, si è arenato, invece, proprio all’ultima spiaggia del Governo Monti.
Il Parlamento ne ha accantonato l’approvazione: tutto il gran parlare di accorpamenti, capoluoghi che scompaiono e nuovi capoluoghi che nascono non è servito. Rimane aperta però la partita delle competenze e, soprattutto, degli effetti che il decreto aveva già prodotto.
Ci sono infatti delle province che sono già state commissariate. Sono quelle che erano in scadenza e per le quali non è stata indetta nessuna nuova elezioni. Inoltre, rimane in piedi tutta la parte delle competenze: in pratica la situazione è che il nuovo assetto immaginato dal Governo non si è concretizzato, ma allo stato dei fatti non è nemmeno possibile tornare a quello precedente. Proprio domenica il ministro Patroni Griffi aveva lanciato l’allarme sul possibile vuoto normativo sulle competenze delle province (viabilità, scuola, ecc.).
Per questo in Parlamento verrano presentati e discussi già domani, giovedì 13 dicembre, nuovi emendamenti da approvare con il decreto stabilità per evitare il caos istituzionale.
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