Balcani e Turchia, la nuova frontiera dell’impresa varesina
Erano una cinquantina gli imprenditori presenti all'incontro, organizzato dalla Camera di Commercio, con i rappresentanti delle camere di commercio di Istanbul, Belgrado, Atene, Salonicco, Sofia e Bucarest . «Il mercato comunitario, da sempre nostro punto di riferimento, non dà più prospettive»
Erano una cinquantina gli imprenditori, per lo più piccoli, presenti a Malpensafiere per cercare di capire le strategie di business possibili con i nuovi mercati dei Balcani e del Mediterraneo. Aziende dell’automotive, della meccanica e metallurgia, ma anche dell’industria del legno e del mobile come pure delle energie rinnovabili. Sono stati quasi tre ore in religioso silenzio ad ascoltare i segretari delle camere di commercio italiane all’estero di Istanbul per la Turchia, Belgrado per la Serbia, Salonicco e Atene per la Grecia, Bucarest per la Romania e Sofia per la Bulgaria.
Libero Marotta della Acm Engineering di Bardello, azienda di 30 dipendenti specializzata nella nella realizzazione di generatori per impianti eolici e di motori per l’automazione industriale e per le vetture elettriche, li considera mercati interessanti. «Gran parte della nostra produzione va già all’estero – spiega Marotta – in particolare in Russia e in Cina. La Turchia in particolare, dove siamo già stati con la Camera di Commercio di Varese, puo’ rappresentare un’opportunità per molte imprese perché è una porta che si apre su altri mercati».
La Acm Engineering, che recentemente è stata anche in Brasile con una missione organizzata dall’Unione industriali di Varese, ha tra i suoi clienti anche un’azienda svizzera, che però oggi produce in Cina. «Ciò che sta accadendo – continua l’imprenditore – è un’evoluzione della delocalizzazione. L’azienda in questione, una volta arrivata nel nuovo mercato, ha venduto ai cinesi che continuano a fornirsi da noi. La vera questione è che non si puo’ andare all’estero se non si hanno le persone adatte, in questo processo le risorse umane diventano strategiche».
Silvio Carnaghi e Adolfo Sanchez della Space srl, azienda di Lonate Pozzolo specializzata nella progettazione e fabbricazione di impianti per il raffreddamento e la preparazione delle terre a verde, da molti anni rivolgono la loro attenzione al mercato europeo, in particolare a quello tedesco, spagnolo e francese. «Quello turco – sottolinea Carnaghi – è un mercato che per noi apre prospettive, perché lì ci sono molte fonderie e una forte domanda di prodotti del settore meccanico e metallurgico. È un paese che somiglia molto all’Italia del boom economico: popolazione giovane, voglia di crescere e soprattutto, come ha detto il rappresentante della camera di commercio di Instanbul, la svalutazione della lira turca che aiuta le esportazioni e rende competitivi. Oggi il livello dei prezzi con l’euro è cambiato di un buon 30%».
Laura Marocchi della Meco srl di Gazzada, produttrice di condensatori elettrici, ribadisce che «internazionalizzazione è una parola chiave per noi. Cerchiamo collaborazioni con imprese dei Balcani, un’area cui incominciamo adesso a guardare. Vogliamo aprirci verso di loro tramite distributori perché siamo convinti che il made in Italy sia spendibile in termini di qualità e affidabilità dei nostri prodotti»
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