Centinaia di persone per l’ultimo saluto a “Rigo”
Tantissimi i parenti, gli amici e i compagni di squadra che hanno accompagnato Marco Furigo nell’ultimo viaggio
Centinaia e centinaia di persone di ogni età hanno dato oggi, nella bellissima frazione di Cavona, l’ultimo saluto a Marco Furigo, la cui vita è stata stroncata da un incidente il giorno di Capodanno.
In una giornata primaverile e soleggiata, che da sola rendeva l’idea della eccezionalità della morte di Marco, in tantissimi si sono accodati alla processione che dal cortile di casa Furigo si è arrampicata fino alla chiesetta del paese, per salutare per l’ultima volta l’amico, il figlio amatissimo e gentile, il compagno di squadra (giocava nel Rancio, e l’intero team si è presentato, in tuta, alle esequie) il tifoso biancorosso, che ha ricevuto in dono, al posto di una corona, una palla da calcio biancorossa di fiori.
«Non dimenticheremo il sorriso, la premura, l’attenzione che Marco aveva verso tutti» ha ricordato il Parroco di Cavona. Ci vorrà, però, un po’ di tempo prima che si spenga la domanda più dolorosa, "perchè?", che tra tutti aleggiava.
Una domanda a cui potrà rispondere solo il ricordo di Marco e i semi che questo dolore sarà capace di generare. «Marco, intercedi per i tuoi genitori Donatella e Vittorio e per tua sorella Sara – ha detto a questo proposito don Enrico, amico della famiglia – e riponi di nuovo in noi la speranza di resurrezione che in questo momento fatica a riaffiorare nei nostri cuori, colmi di umanità».
«A Capodanno rispondi a cuor leggero alle telefonate, perchè non ti immagini nemmeno di poter sentire quelle poche agghiaccianti parole: "Il Rigo è morto" – ha detto dal pulpito una degli amici alla conclusione delle esequie – I genitori ci hanno chiesto di ricordarlo così, con il suo sorriso e la sua gentilezza. Ma, francamente, non sapremmo ricordarlo in altra maniera».
Il suo carattere solare, per chi non lo conosceva, è emerso nelle lacrime delle centinaia di persone raccolte, e dall’ultimo appello dell’amica: «Rigo, sarai sempre nei nostri cuori. E nel nostro futuro». Perchè il corpo è andato oltre, ma il vero amico, nei ricordi e nel cuore, resterà: «Io sono sempre io, e tu sei sempre tu – recita la poesia di Sant’Agostino declamata da un altro dei suoi compagni in lacrime – Quello che eravamo prima, l’uno per l’altro, lo siamo ancora. La morte non è niente, sono solamente passato dall’altra parte»
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