La Bcc chiude in utile e anche due filiali
L'istituto di Busto Garolfo e Buguggiate continua l'azione di pulizia dei crediti deteriorati. Aumenta la redditività grazie alla diversificazione dei servizi offerti ai clienti. Chiuse le filiali di Buscate e Castano Primo, il personale è stato riqualificato e reimpiegato nell'istituto di credito
Ci sono buone notizie per i 3.613 soci della Banca di Credito cooperativo di Busto Garolfo e Buguggiate: dopo la perdita dell’ultimo esercizio, quest’anno si chiuderà con un utile di circa 600 mila euro. La sottile linea rossa che distingue un bilancio buono da uno cattivo si chiama trasparenza. Roberto Scazzosi (a destra nella foto), presidente della Bcc, e il direttore Luca Barni citano infatti a più riprese il rigo 130, quello riservato alle rettifiche di valore dei crediti deteriorati, soldi che la banca ha prestato e che con buona probabilità non ritorneranno più. Solo la micro e piccola impresa, il cliente tipico della Bcc, a dicembre rappresentava il 12% di quella partita. E così il cda ha deciso di accantonare 8 milioni e mezzo per continuare l’azione avviata in questi ultimi anni. L’utile, quindi, poteva essere ben più consistente, ma i vertici della Bcc hanno scelto di non strizzare l’occhio ai soci e di guardare al medio lungo periodo. Insomma, prima si fa pulizia, e meglio è per tutti.
In questo percorso li aiuta molto il fatto che non devono distribuire dividendi agli azionisti, ma le pressioni che subisce una banca cooperativa che lavora «nel territorio» non sono meno forti rispetto alle altre, basti pensare alle aspettative della comunità di riferimento in termini di contributi (il 27% dell’utile) alle varie associazioni e organizzazioni. «Anche nel momento più buio – dice Scazzosi – non abbiamo mai fatto mancare il nostro contributo. Abbiamo distribuito 354 mila euro ad associazioni, che vanno da Parabiago a Varese, impegnate nel campo socio sanitario, della cultura dell’arte e dello sport. Senza quel contributo alcune non potrebbero continuare a svolgere la loro attività. Il fatto di non avere dividendi non ci sottrae dall’avere una gestione seria e virtuosa come qualsiasi altra azienda».
La Bcc è in buona salute con una patrimonializzazione del 15%, ben oltre i parametri richiesti da Basilea3. Ma questo non basta per dormire sonni tranquilli. Barni cita il presidente dell’Abi Mussari che recentemente ha parlato di «caduta drammatica della redditività delle banche». Non avendo più margine di guadagno, gli istituti di credito devono in qualche modo diversificare la loro filiera produttiva.
La Bcc la sua redditività la trova nella fornitura di servizi ai clienti – dalla consulenza finanziaria a famiglie e imprese alla gestione del risparmio, fino alla imminente costituzione di una mutua – che evidentemente hanno apprezzato. L’istituto di Busto Garolfo è infatti in controtendenza nella raccolta di risparmio, aumentata del 4%, mentre un recente rapporto di Goldman Sachs dice che dal 2008 il sistema bancario tradizionale ha perso circa un quinto della raccolta in favore dei cosiddetti operatori indipendenti. Sul fronte degli impieghi, sempre in crescita negli ultimi 4 anni, c’è una flessione del 3%, da attribuire al momento negativo dell’economia in generale.
Direttore e presidente non parlano esplicitamente di metamorfosi della banca, ma di fatto il cambiamento è già in atto quando Scazzosi afferma che «la centralità del socio nella banca è sempre importante, ma dobbiamo rivedere il senso di essere socio».
Il contenimento dei costi è l’altra voce importante per aumentare la redditività. Sono state chiuse le filiali di Buscate e Castano Primo, aperte 4 anni fa, perché «non davano risultati significativi». Non ci sono stati licenziamenti e il personale è stato riqualificato e riassorbito nella struttura esistente, una decisione significativa considerato che gli esuberi del sistema bancario italiano sono circa 37mila.
«Noi siamo una banca di frontiera – conclude Barni- perché siamo capaci di fare scelte aziendali difficili che, come dice qualcuno che sta sopra di noi (leggi Banca d’Italia ndr), ci rafforzano».
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