Caso Boateng, cade l’accusa di istigazione al razzismo
La Procura chiude l'indagine su quanto accaduto nell'amichevole tra Pro Patria e Milan. Resta l'unico capo d'accusa dell'ingiuria aggravata dall'articolo 3 della legge Mancino. I sei imputati in aula il 21 febbraio
Si sono ufficialmente chiuse le indagini sulla vicenda dei cori razzisti nei confronti dei giocatori del Milan da parte di un gruppo di tifosi della Pro Patria durante l’amichevole con i tigrotti che si è svolta lo scorso 3 gennaio (poi sospesa al 29esimo del primo tempo). Cade l’ipotesi dell’istigazione al razzismo in violazione della legge Mancino ma resta l’accusa di ingiuria aggravata dal fatto che è stata commessa in più persone e dalla xenofobia. Questo il capo d’accusa iniziale che ha permesso l’apertura del fascicolo nei confronti dei sei tifosi individuati dagli agenti del commissariato di Busto Arsizio quali partecipanti ai vergognosi cori che hanno scandito i primi 30 minuti del match. Prima di chiudere le indagini il magistrato titolare del fascicolo Mirko Monti ha sentito i sei tifosi, la terna arbitrale, diversi giocatori del Milan e della Pro Patria per giungere a questa conclusione. Con questo capo d’accusa, dunque, i sei (tra i quali l’allora assessore allo sport di Corbetta) saranno chiamati sul banco degli imputati il prossimo 21 febbraio per la direttissima davanti al collegio giudicante del tribunale di Busto Arsizio. Agli imputati era già stato notificato il Daspo.
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