Il cinema politico trionfa agli Oscar con Argo
Assegnati i premi più conosciuti del cinema. Ben Affleck e George Clooney vincono come produttori del film premiati a sorpresa da Michelle Obama, mentre Ang Lee vince come regista. Cinema italiano inesistente
Non un trionfatore assoluto, ma una divisione equa di tutti i premi, tra tanti bei film "politici" in concorso. La lunga notte degli Oscar si è conclusa con il gran trionfo di Argo e del suo regista Ben Affleck che insieme ai produttori George Clonney e Grant Heslov ha ritirato la statuetta come miglior film, direttamente dalle mani "virtuali" di Michelle Obama, intervenuta in collegamento telefonico dalla Casa Bianca per l’apertura della busta più importante (VIDEO). Non era mai accaduto che nella "notte delle stelle" una first lady partecipasse alla premiazione. Affleck porta quindi a casa la sua seconda statuetta dopo quella vinta da giovanissimo per Will Hutting – Genio Ribelle.
Non era mai successo nemmeno che una giovane attrice cadesse rovinosamente sul palco mentre saliva i gradini del Dolby Theatre di Los Angeles. È accaduto a Jennifer Lawrence che ha ritirato la statuetta come miglior attrice il ruolo nel bel Il lato positivo, un film d’attori dove tutti i protagonisti e non protagonisti erano candidati.
Altra sorpresa è stato assegnato il premio per la miglior regia andato ad Ang Lee per La vita di Pi (già premiato nella stessa categoria per I segreti di Brokeback Mountain), film che si aggiudica anche le statuette per fotografia, effetti speciali e colonna sonora, raggiungendo quota quattro premi, il maggior numero della serata per un film. Argo, il trionfatore nella categoria maggiore, ne vinti "solo" tre con la sceneggiatura oritginale e il montaggio.
L’unico candidato italiano, Dario Marianelli, autore delle musiche di Anna Karenina, è rimasto quindi a bocca asciutta, mentre Django, il discusso western di Quentin Tarantino si porta acasa due statuette: miglior sceneggaitura non originale e attore non protagonista a Christopher Waltz (già vincitore con tarantino per Bastardi senza gloria).
Scontata l’unica statuetta per Lincoln, forte delle sue 12 candidature, ottenuta da Daniel Day Lewis per la tua interpretazione dello storico presidente degli Stati Uniti che volle abolire la schiavitù. A bocca asciutta quindi il regista Steven Spielberg. Scontato anche il premio come miglior attrice protagonista, andato ad Hanne Hathaway per il musical tratto da Hugo, Les Miserables. Da previsione anche il premio come miglior film d’animazione andato a Ribelle – The Brave, il non apprezzatissimo (dalla critica) film della Pixar che osava poco rispetto a concorrenti come Frankiewinnie di Tim Burton. Senza avversari anche il premio per la miglior canzone, andato ad Adele per Skyfall.
L’Europa, arrivata con la corazzata di Amour di Aneke, forte di cinque cantidature "pesanti" (accade raramente per un film considerato "straniero" dagli Stati Uniti, successe l’anno scorso con The Artist o anche con La vita è bella di Benigni). Il film franco-austriaco conquista la statuetta come Miglior film straniero.
Non sono mancate le delusioni, come quella per il documentario Open Heart, dedicato all’attività di Emergency in Sudan, con il fondatore dell’organizzazione Gino Strada che era presente in sale e che sarebbe stato interessante veder salire sul palco.
Una serata quindi senza un vincitore assoluto, ma nel pieno di una assegnazione che ha visto trionfare tante opere "politiche" forti. Il tutto in una serata sobria che poteva essere molto politicamente scorretta, guidata per la prima volta da Seth McFarlane, autore di Ted e dei Griffin, che non ha osato molto, preferendo rimanere in una performance più "classica".
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