La seconda Gioconda? “È di un allievo di Raffaello”
Resta un mistero l'autore del dipinto custodito per quarant'anni nel caveau di una banca svizzera. Un professore comasco espone la sua tesi
La mano che ha dipinto la "seconda Gioconda", il quadro mostrato al pubblico lo scorso settembre a Ginevra, dopo essere stato custodito per quarant’anni nel caveau di una banca svizzera, rimane un mistero. Secondo gli esperti della Mona Lisa Foundation, l’organizzazione non profit nata a Zurigo per approfondire le ricerche su quest’opera, l’autore sarebbe proprio il genio vinciano. Mentre la donna ritratta potrebbe essere la stessa modella della Gioconda del Louvre, semplicemente più giovane di una decina di anni. Tesi che ancora dividono la critica che non si accontenta dei risultati delle prime analisi. Certo che non si tratti di Leonardo è Ernesto Solari, professore comasco studioso dell’artista e interessato all’origine di quella che è conosciuta come Monna Lisa di Isleworth (dal norme della cittadina inglese dove l’opera fu nascosta dopo il suo ritrovamento).
«Mi sembra che l’idea di una realizzazione precedente di circa una decina di anni del dipinto del Louvre possa essere percorribile – riconosce Solari – infatti la Gioconda, non essendo a mio avviso Monna Lisa Gherardini, poteva raffigurare una di queste dame: Bianca o Caterina Sforza, Isabella d’Aragona o Isabella Gualanda (Vecce-Pedretti) ma anche altre dame dell’epoca. Il dipinto venne visto da Raffaello durante la sua prima fase di realizzazione attorno al 1503. Per questo nuovo dipinto invece la datazione è sicuramente successiva e l’utilizzo della tela lo confermerebbe mentre l’effigiata, che non è la stessa dama del Louvre viste le numerose differenze fisionomiche, potrebbe essere Costanza D’Avalos o Dona Isabel De Roquensens».
Tecnica, stile, particolari ma anche la tipologia del materiale utilizzato smentiscono, secondo il docente comasco, le ipotesi che si tratti effettivamente di un nuovo quadro di Leonardo: «Le velature dove sono? La qualità di gran parte della nuova Gioconda non porta certo a Leonardo. Leonardo non c’entra nulla in questo dipinto, sicuramente questo nuovo dipinto porta verso la scuola di Raffaello, lo stile è molto vicino all’Urbinate ed in particolare a quello di un suo allievo e collaboratore anch’egli di Urbino, Timoteo Viti. Questa risposta potrebbe essere legata ad un ritratto (bozzetto di cui parla lo stesso Raffaello a proposito diun ritratto realizzato a Dona Isabel de Roquensens: egli infatti smentendo il Vasari afferma di aver inviato un suo collaboratore ad effettuare un cartone del volto) eseguito da questo collaboratore di Raffaello. Recentemente il sottoscritto ha ritrovato, in una collezione privata, un cartone che di fatto testimonierebbe la forte somiglianza proprio con il volto di questa nuova Gioconda».
Leggi anche – Il mistero della seconda Gioconda: "È Monna Lisa con dieci anni di meno"
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