La storia locale dice grazie ai bit
Pierfausto Vedani riflette su alcune novità dell'Università dell'Insubria e sul suo rapporto con la tecnologia e il territorio
Secondo alcuni esperti la rivoluzione tecnologica, che nel giro di pochi anni nel campo della comunicazione e dell’informazione ha ribaltato realtà e collaudate tecniche, oggi si accinge a pensionare strumenti della vita quotidiana come le guide telefoniche e le enciclopedie. Si dice e si scrive che si tratta di due mezzi superati, espressione della resistenza del cartaceo all’avanzata del web.
La notizia dell’attacco elettronico a guide ed enciclopedie non mi ha trovato impreparato: ogni volta che devo ricorrere all’enciclopedia già ne uso la versione computerizzata, schiodo infatti dalla libreria quella tradizionale solo se serve l’iconografia. E quanto ai numeri telefonici le pagine bianche del web sono un servizio accettabile.
Che il Mac batta il cartaceo lo si evince anche dal proliferare dal mercato librario con gli e book, in grande espansione e che a Varese vede edizioni, scaricabili gratuitamente, offerte da Rmfonline.it di Radio Missione.
Ma non è stata la notizia dell’addio imminente alle enciclopedie a suggerirmi la riflessione, bensì l’iniziativa, molto positiva, da parte della nostra Università di un corso di storia locale gratuito e aperto a tutti: un successo di adesioni, tanto che con ogni probabilità verrà replicato in autunno.
Un progetto forte, che coinvolge i docenti delle nostre scuole, un progetto importante ai fini della formazione dei nostri giovani e che merita l’attenzione delle civiche istituzioni e del mondo del lavoro, anche se oggi è molto travagliato.
Un ciclo di lezioni universitarie – si presume che nel tempo ce ne saranno in misura adeguata – è un patrimonio che va aiutato, difeso e diffuso, operazione possibile e non costosa
proprio grazie alle nuove tecnologie.
Luisa Oprandi, docente e consigliere comunale, vuole un rapporto nuovo, più stretto, con l’Università. Va allora ricordato che la città ce ne ha messo di tempo per accettare l’Università e che Palazzo Estense mai si è sciupato per l’ateneo, a differenza di Villa Recalcati già all’epoca di Franchi e poi in particolare con Massimo Ferrario.
È allora davvero una scelta intelligente quella di ricostruire il rapporto con l’Insubria a patto che prima di chiedere si cominci a dare, sempre con attenzione mirata. Siamo debitori, non creditori.
Alle Università, tempio della cultura, va in ogni modo rispetto profondo, anche se l’aura di infallibilità, che tradizionalmente circonda il corpo accademico, a volte, a Varese come in altre sedi nazionali, può presentare qualche discontinuità. Non è un’opinione personale per quanto riguarda casa nostra: lo ha già detto e lo dirà la cronaca,
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