Scandroglio: “Dal 7 Laghi proposte ingnorate dall’amministrazione”
Pubblichiamo la lettera dell'amministratore della società Settelaghi, proprietaria del parco residenziale di Azzate posto sotto sequestro dalla magistratura
Pubblichiamo la lettera dell’amministratore della società Settelaghi, proprietaria del parco residenziale di Azzate posto sotto sequestro dalla magistratura, in risposta alle questioni poste dall’ex vicesindaco di Azzate Salvatore Leggio
"Le recenti iniziative degli ex sindaco e vicesindaco del Comune di Azzate di offrire alla carta stampata, e dunque all’opinione pubblica, le loro rispettive prospettazioni sulla trattazione delle vicende della I Sette Laghi S.p.A., mi impongono alcune doverose rettifiche e riflessioni per quello spirito di chiarezza che sembra animare i predetti ex amministratori della cosa pubblica.
Prescindo totalmente dalla querelle, piuttosto sconfortante per la verità da cittadino, sulle vicende interne alla pubblica amministrazione del Comune di Azzate.
Il risvegliato interesse della amministrazione del Comune di Azzate sulla realtà della I Sette Laghi S.p.A., che per pacifica ammissione della predetta amministrazione e per altrettanto pacifica realtà insiste sul territorio da ben oltre trent’anni nella configurazione attuale e anche in forza di numerosi provvedimenti autorizzativi e concessori della stessa pubblica amministrazione, mi avevano indotto, quale presidente del consiglio di amministrazione, a richiedere una fattiva interlocuzione con gli amministratori in un’ottica auspicabilmente risolutiva.
A far tempo dal mese di luglio 2011 ne era seguita una serie di concertati incontri (luglio 2011, gennaio 2012, febbraio 2012, giugno 2012, luglio 2012 – due riunioni).
Accadeva tuttavia che, mentre la società aveva cura di presenziare con i propri tecnici e con gli avvocati, ovviamente nel solo spirito di rendere il più possibile fruttuoso ogni incontro, l’amministrazione si presentava ogni volta con interlocutori diversi, spesso neppure a conoscenza del contenuto e dell’esistenza dell’incontro precedente, ma preoccupati di riferire che altri avrebbero semmai dovuto valutare le proposte che ogni volta, seppur verbalmente, venivano formulate dai tecnici della società.
Questo accadeva anche in occasione dell’incontro al quale fa riferimento l’avv. Leggio. Fu esplicitamente richiesto da parte nostra, come ovvio, di conoscere le linee di massima sulle quali poter concertatamente lavorare dal punto di vista tecnico alla luce dei relativi costi per la società, ma la riunione si concluse con un aggiornamento, giacché il nostro interlocutore del momento non poteva fare altro che riferire alla giunta come egli ammette “per le valutazioni del caso”. Da sottolineare che nello specifico fu persino paventata dal nostro interlocutore del momento una soluzione, da noi raccolta, che avrebbe potuto comportare per l’amministrazione un importante risvolto economico.
Fatto sta, che ne seguì la riunione dell’8 febbraio 2012 ove, come detto, i rappresentanti “temporanei” del comune (Gorno e Balderi) sconoscevano quanto accaduto alla riunione precedente ma si impegnavano a riferire in funzione del successivo incontro. Il copione rimaneva invariato nelle successive riunioni.
Il 16 luglio 2012 la società si era persino determinata a far protocollare, secondo normativa, una esplicita richiesta al fine di conoscere, visti i comportamenti precedenti della pubblica amministrazione, se la “amministrazione intenda perseguire una soluzione di accordo … in tal senso adottando atto di indirizzo in un’ottica di economia complessiva augurandomi (ndr. chi scriveva era il sottoscritto) che la presente sia letta nella sua finalità di efficace collaborazione tra pubblico e privato … naturalmente e ove da Lei ritenuto opportuno (ndr. l’istanza era indirizzata al sindaco) sono personalmente disponibile a meglio illustrare la nostra posizione”. Ovviamente, nessuna risposta nemmeno verbale, e quanto accaduto dopo l’esecuzione del sequestro nel settembre 2012, le promesse dell’ex sindaco al cospetto di tutti i soci e quanto ne è effettivamente conseguito (cioè il silenzio) sono fatti noti.
Mi viene in mente, a proposito di legalità e ripristino delle regole quali invocate dall’ex sindaco, quanto recita l’art. 97 della Carta Costituzionale, e cioè che i pubblici uffici sono organizzati in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione con le connesse responsabilità dei relativi funzionari, e ciò in funzione del bene primario dei consociati che in loro hanno riposto fiducia.
Ne traggano a questo punto i consociati medesimi le relative conclusioni”.
firmato
Alessandro Scandroglio
Prescindo totalmente dalla querelle, piuttosto sconfortante per la verità da cittadino, sulle vicende interne alla pubblica amministrazione del Comune di Azzate.
Il risvegliato interesse della amministrazione del Comune di Azzate sulla realtà della I Sette Laghi S.p.A., che per pacifica ammissione della predetta amministrazione e per altrettanto pacifica realtà insiste sul territorio da ben oltre trent’anni nella configurazione attuale e anche in forza di numerosi provvedimenti autorizzativi e concessori della stessa pubblica amministrazione, mi avevano indotto, quale presidente del consiglio di amministrazione, a richiedere una fattiva interlocuzione con gli amministratori in un’ottica auspicabilmente risolutiva.
A far tempo dal mese di luglio 2011 ne era seguita una serie di concertati incontri (luglio 2011, gennaio 2012, febbraio 2012, giugno 2012, luglio 2012 – due riunioni).
Accadeva tuttavia che, mentre la società aveva cura di presenziare con i propri tecnici e con gli avvocati, ovviamente nel solo spirito di rendere il più possibile fruttuoso ogni incontro, l’amministrazione si presentava ogni volta con interlocutori diversi, spesso neppure a conoscenza del contenuto e dell’esistenza dell’incontro precedente, ma preoccupati di riferire che altri avrebbero semmai dovuto valutare le proposte che ogni volta, seppur verbalmente, venivano formulate dai tecnici della società.
Questo accadeva anche in occasione dell’incontro al quale fa riferimento l’avv. Leggio. Fu esplicitamente richiesto da parte nostra, come ovvio, di conoscere le linee di massima sulle quali poter concertatamente lavorare dal punto di vista tecnico alla luce dei relativi costi per la società, ma la riunione si concluse con un aggiornamento, giacché il nostro interlocutore del momento non poteva fare altro che riferire alla giunta come egli ammette “per le valutazioni del caso”. Da sottolineare che nello specifico fu persino paventata dal nostro interlocutore del momento una soluzione, da noi raccolta, che avrebbe potuto comportare per l’amministrazione un importante risvolto economico.
Fatto sta, che ne seguì la riunione dell’8 febbraio 2012 ove, come detto, i rappresentanti “temporanei” del comune (Gorno e Balderi) sconoscevano quanto accaduto alla riunione precedente ma si impegnavano a riferire in funzione del successivo incontro. Il copione rimaneva invariato nelle successive riunioni.
Il 16 luglio 2012 la società si era persino determinata a far protocollare, secondo normativa, una esplicita richiesta al fine di conoscere, visti i comportamenti precedenti della pubblica amministrazione, se la “amministrazione intenda perseguire una soluzione di accordo … in tal senso adottando atto di indirizzo in un’ottica di economia complessiva augurandomi (ndr. chi scriveva era il sottoscritto) che la presente sia letta nella sua finalità di efficace collaborazione tra pubblico e privato … naturalmente e ove da Lei ritenuto opportuno (ndr. l’istanza era indirizzata al sindaco) sono personalmente disponibile a meglio illustrare la nostra posizione”. Ovviamente, nessuna risposta nemmeno verbale, e quanto accaduto dopo l’esecuzione del sequestro nel settembre 2012, le promesse dell’ex sindaco al cospetto di tutti i soci e quanto ne è effettivamente conseguito (cioè il silenzio) sono fatti noti.
Mi viene in mente, a proposito di legalità e ripristino delle regole quali invocate dall’ex sindaco, quanto recita l’art. 97 della Carta Costituzionale, e cioè che i pubblici uffici sono organizzati in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione con le connesse responsabilità dei relativi funzionari, e ciò in funzione del bene primario dei consociati che in loro hanno riposto fiducia.
Ne traggano a questo punto i consociati medesimi le relative conclusioni”.
firmato
Alessandro Scandroglio
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