“Vitucci ha plasmato una grande Varese”. Parola di Sandro Gamba
La leggenda della pallacanestro italiana dà uno sguardo alla Coppa Italia e alla stagione. «La Cimberio può arrivare a giocarsi lo scudetto». L'amarcord: «Quelle risse nella palestra dei Pompieri...»
Quattro giorni di basket ad alti livelli con in palio un trofeo da alzare davanti al pubblico del Forum di Assago. Queste sono le Final Eight di Coppa Italia, grande kermesse di metà stagione per la pallacanestro italiana; per l’ occasione, abbiamo incontrato una delle leggende del basket azzurro, Sandro Gamba, una vita passata tra i canestri, anche a Varese dove fu allenatore della Ignis-Mobil Girgi a metà degli anni Settanta (nella foto è con Meneghin e Morse).
Coach Gamba, iniziamo proprio dalla Coppa Italia. Un giudizio su queste Final Eight che stanno per prendere il via.
«La Coppa Italia è importante sia per Varese che per Milano (si affronteranno nel secondo quarto di finale, giovedì 7 alle 20,30 ndr); quest’ultima deve confermare i miglioramenti delle ultime giornate e dimostrare che la squadra ha finalmente trovato la chimica giusta grazie all’acquisto di Marques Green, il vero playmaker di cui aveva un grande bisogno. La Cimberio invece arriva alle finali da prima in classifica e vorrebbe rimanere tale: gioca una pallacanestro efficace, capace di cambiare ritmo alla partita a seconda degli avversari che si trova davanti. Varese può avere qualche vantaggio sull’Armani, che deve per forza vincere visto che si esibisce davanti al pubblico di casa, e una sconfitta farebbe probabilmente disperdere il pubblico milanese. Un’altra squadra che potrebbe essere favorita per un posto in finale è Sassari, allenata da Meo Sacchetti che fu uno dei miei giocatori preferiti. Con i cugini Diener, e Travis sta per diventare italiano, sta giocando una buona pallacanestro anche se molto dipenderà dal rendimento delle guardie, che danno rapidità al movimento di palla e a quello della squadra. Gli altri sono team che spesso hanno degli alti e bassi e potrebbero essere delle sorprese; poi c’è Siena che, pur avendo giocato qualche brutta partita, è sempre fra le prime ma potrebbe soffrire la mancanza di una panchina lunga a causa degli infortuni. Giocando tante partite di seguito, la Montepaschi potrebbe avere qualche difficoltà».
Più in generale, come giudica la Cimberio di quest’anno?
«Varese è sicuramente stata una sorpresa per tutti. Ad inizio stagione si diceva che si sarebbero accontentati di ciò che il campionato avrebbe dato, invece ha cominciato vincendo e non ha più smesso, giocando anche un basket molto buono che la potrebbe portare anche alla finale playoff. Tra l’ altro i biancorossi hanno in coach Vitucci un ottimo allenatore, uno studioso del basket – a cui ho dato anche qualche mio appunto – che ad Avellino aveva fatto un ottimo lavoro pur con una squadra nella media. Per un coach è sempre una grande esperienza allenare una squadra "non forte" perché ti mette nelle condizioni di dover tirar fuori tutto l’allenatore che c’è in te, in modo da far produrre al meglio i giocatori che hai. Il frutto di questa esperienza lo si vede a Varese dove Vitucci sta facendo un buon lavoro; c’era il timore del confronto con il precedente coach di Varese, Recalcati, ma Frank ha sorpreso tutti conducendo un’ottima stagione e una squadra niente male. Ripeto: non sarei affatto spiazzato se andasse in finale di campionato.
Un suo parere invece riguardo al campionato in corso.
«Nell’ insieme non è un gran torneo. Se togliamo le prime sei-otto squadre, che producono una pallacanestro piacevole, il livello tecnico si è molto abbassato: ci sono molti giocatori stranieri che una volta non avremmo preso neanche per ridere, ma non costando molto, le società si affidano a loro. Una metà delle squadre è completa e può sorprendere, mentre l’ altra metà non ha un giocatore di punta su cui poter contare. Una volta tutte le formazioni avevano una personalità definita: le mie erano atletiche, aggressive, difensiviste, quelle di Peterson giocavano molto brillantemente grazie ai buoni playmaker e via così; ora invece alcuni team mancano di una forte identità. Bisognerebbe alzare un po’ il livello ma nonostante ciò il basket sta assistendo ad un aumento del numero di spettatori».
Lei è stato a lungo ct della Nazionale, quindi parliamo un po’ degli italiani. Cominciamo dai giovani.
«Mi piace molto Polonara; è il più versatile dei giovani attuali e sta venendo fuori bene. È agile, veloce, ha un tiro decente e gioca in contropiede nonostante la sua elevata statura. Anche De Nicolao non è male, ma è molto ondivago. Per quanto riguarda i giovani di Milano, Gentile ha già acquisito un po’ dello stile del padre; insiste nella penetrazione e a volte è un individualista, ma giocando in una squadra così può sicuramente migliorare. Melli invece è un ottimo atleta: ha una buona mentalità difensiva anche se deve aggiungere altri fondamentali a quelli che a già; ad esempio "l’arresto e tiro", per non affidarsi solo al tiro da tre in cui è molto altalenante. Un’ altro giocatore che mi è sempre piaciuto è Gigi Datome perché ha una buona mentalità, rivolta non solo al basket, ma anche a ciò che c’è attorno ad esso. Certamente questi ragazzi costituiranno il nucleo giovane della nazionale, però il basket italiano resta carente sullo sviluppo dei giocatori. Ciò deriva dal fatto che per molti anni le società hanno riservato pochi fondi ai settori giovanili. Solo ora si sta ricominciando a sviluppare questi vivai: succede anche a Milano e a Varese con gli accordi che legano le società a quelle sparse sul territorio».
Passiamo ora agli azzurri in NBA.
«Quest’anno Gallinari (foto) e Belinelli stanno facendo una buona stagione, mentre a causa degli infortuni non abbiamo potuto apprezzare Bargnani. Sicuramente Danilo è il migliore dei tre, poiché ha la mentalità giusta ed ha un’ottima educazione cestistica grazie al padre che, pur non essendo un grande attaccante, aveva il giusto agonismo e sapeva fermare qualsiasi avversario. "Gallo" si allena bene e vuole sempre migliorare, impara facilmente e ha tutte le doti per diventare un giocatore migliore di quello che è già. Belinelli è quello che sta facendo più fatica di tutti ad emergere, soprattutto perché il suo è un ruolo molto affollato nella NBA, ma ultimamente sta giocando alquanto bene. Marco ha un bel carattere, è un buon atleta ed è dotato di un tiro di livello ma certamente deve faticare per guadagnarsi il posto. Loro tre potrebbero portare un grande aiuto alla Nazionale, visto che in estate ci saranno gli Europei. L’ unico problema è legato al loro contratto che ha alcune restrizioni per le manifestazioni interanzionali; Gallinari sarà certamente presente, ma se ci dovessero essere tutti e tre, e giocheranno senza il timore di farsi male, la squadra Italiana potrebbe entrare nelle migliori quattro».
Chiudiamo con qualche aneddoto sulla sua lunga carriera.
«Tra Varese e Milano c’è sempre stata una certa rivalità. Abbiamo fatto per tanti anni gli spareggi scudetto, uno dei quali era in programma a Roma. Le squadre fuorono invitate insieme dal papa e all’udienza eravamo su due file. Io ero dietro e quando il pontefice tutto barcollante allungò la mano per farsela baciare io la presi e per poco non lo feci cadere (ride ndr). Ci mancava pure che facessi un papicidio! Un’altra volta, quando ero ancora a Milano, ricordo che a Varese si giocava alla palestra "dei pompieri" di via XXV Aprile dove per andare in spogliatoio bisognava salire le stesse scale che gli spettatori usavano per uscire dal campo. Così ogni volta era una rissa: ci si pestava sempre, l’ agonismo era molto alto e oltre a giocare la partita bisognava prepararsi alla scazzottata. Poi, quando ognuno ha avuto il proprio palazzo dello sport, le risse sono finite ma la rivalità è continuata, questa volta molto più civilmente».
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