Alessandro Grazian: “Le mie armi sono le canzoni”

Intervista al cantautore padovano che con il suo ultimo disco ha lasciato il segno in tutta Italia e ci racconta di sè. "Armi" è uscito con la casa discografica varesina Ghost Record

Alessandro GrazianAlessandro Grazian è uno di quei cantautori che quando ascolti non sai bene decifrare. Sembra volerti raccontare il mondo ma tenendo per sè il vero segreto. Ha la voce timida ma parla molto. Ha scritto un disco affermandosi, ancora una volta, come un cantautore di quelli rari. Lo ha chiamato “Armi” ma afferma che la vera lotta è con se stesso e le sue “pistole” sono le canzoni.
Nato a Padova, classe 1977, la musica l’ha portato a vivere a Milano da circa tre anni. Il 5 ottobre 2012 ha pubblicato il suo ultimo disco e anche se ora non è più una novità – almeno non nel senso più stretto del termine – conserva tutta l’energia di qualcosa da scoprire.  Diverso dai due precedenti, Caduto e Indossai, Armi racconta di un Grazian nuovo e pronto al cambiamento. Uscito per la casa discografica varesina Ghost Records, è un disco che ha fatto un bel tour, di quelli che passano per tutta Italia lasciando il segno.

“Armi” è un disco molto bello, lascia però la sensazione che nasca da un senso di solitudine. È così?
«Quando è uscito era ancora molto fresco. L’ho scritto nell’estate del 2011 e l’ho registrato all’inizio del 2012 ed è un album che racconta un momento molto preciso della mia vita, un’istantanea di quello che stavo e sto vivendo. Rispetto al precedente ha un registro diverso, proprio perché era un periodo in cui avevo bisogno di cambiare. È un disco fresco, sincero, diverso e che mi sta dando tante soddisfazioni. È riuscito ad accontentare le persone che mi seguivano e a raccoglierne altre. È il là di una nuova partenza…»

I testi quindi nascono da esperienze personali?
«Sì, è un disco che ho scritto in solitudine. Ad un certo punto mi sono ritirato e per due mesi ho scelto di fare solo questo. Sono tornato a Padova da Milano e le canzoni sono nate dall’isolamento da ciò che accadeva intorno»

Alessandro GrazianPerché hai chiamato il disco “Armi”?
«Ho pensato a questo titolo, ci stavo ripensando ma alla fine sono tornato sui miei passi. Fin dal primo giorno ho voluto e sentito che aveva quella spinta e quella forza di cui avevo bisogno. È un disco con cui ho voluto “alzare la voce”, creare un ponte verso qualcos’altro e portare qualcosa di nuovo. Per fare questo le canzoni sono state le mie armi. Fin dal primo momento è stato vissuto come se dovessi partire verso altro, verso una battaglia personale»

In un periodo in cui definire il genere musicale è sempre più difficile, tu come racconti la tua musica?
«Fortunatamente è molto difficile definirla. È un progetto cantautorale fondato su di me e sulla mia scrittura, fuori da ogni narcisismo. Ho messo all’interno molti elementi che arrivano dalla new wave, shoegaze, molto evocativi. Le definizioni però mi fanno paura, credo solo che nel disco ci siano momenti molto autoreferenziali, con musiche non sempre accomodanti, e momenti meno. Non saprei dare una definizione però…»

Parliamo dei tuoi quadri, ho letto che hai dipinto anche artisti (Dente, Vasco Brondi, Gabrielli)?
«La pittura è una passione che ho sempre avuto, anche prima delle musica. Quando ho iniziato a suonare l’ho lasciata un po’ da parte, per poi riprenderla ma ho sempre coltivato questa passione. I quadri ai colleghi sono nati in un periodo più pop rispetto ad altri, ho voluto creare un filo conduttore con quello che facevo in musica, le persone che incontravo e con cui condividevo quel tempo. È stato un progetto interessante che, in qualche modo, mi permetteva di vedere le cose da fuori».

Già pronto per il prossimo disco?
«No, con calma. Ci penso perché non c’è mai una vera interruzione. Mi è capitato di buttar giù delle idee ma è ancora tutto in fase embrionale».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 11 Marzo 2013
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