“Ecco perché dobbiamo difendere l’ospedale di Cuasso”

Lettera di un rappresentante della Rsu interna dell'ospedale di Cuasso al Monte, dopo le critiche dei giorni scorsi sulla distanza della struttura da altri centri

Lettera di un rappresentante della Rsu interna dell’ospedale di Cuasso al Monte, dopo le critiche dei giorni scorsi sulla distanza della struttura da altri centri. 

La risposta dei signori Dotti e Pirone al mio collega Eliseo Montagnese merita una replica per via delle considerazioni espresse e le provocatorie conclusioni. Questi signori che tanto hanno gridato con ostinazione di sanità e di ospedali non sanno che infermiere e fisioterapista sono due figure professionali diverse e con distinti corsi di laurea, non conoscono la nostra storia recente altrimenti non scriverebbero che il laboratorio d’analisi si potrebbe trasferire ad arcisate, non sanno che la specialistica è di competenza ospedaliera e non di asl,non sanno tante cose come pure non conoscono la modestia ma della presunzione di indicare cosa sia giusto o sbagliato mi pare che siano ben forniti.

Cuasso sarebbe lontano da dove? Da varese o da Babilonia? Nel profondo della mente pensano che la "gente"abiti solo al centro, il proprio personale centro, e che 30 minuti se si usa l’auto e 40 se si prende l’autobus sono un’enormità, tempo perso e sottratto alle visite in ospedale e altre necessità prioritarie. Sembrano che descrivano il viaggio del giovane hans che da amburgo nel 1907 si reca al gherdolf di davos.platz,una lunga tribolazione per andare a visitare un parente al sanatorio dei grigioni svizzeri.State tranquilli,non correte il rischio di restare ricoverati per sette anni nel purgatorio come descritto nella montagna incantata da Thomas Mann, ricoveri e degenze sono regolate da standard e vincoli diversi,state tranquilli che poche ore trascorse sulla nostra montagna non sono sufficenti ad ossigenare un cervello pieno di scorie di sottocultura, state tranquilli che un ricoverato non ha bisogno di visite sentite come un dovere, state tranquilli che la natura del luogo non riuscira a trasmettervi nessuna emozione perchè siete pieni di voi stessi e vi bastate.

Per favore non abbiamo bisogno dei vostri complimenti sulle capacità professionali, il nostro lavoro lo facciamo a prescindere anche con le poche risorse che ci mettono a disposizione . Il nostro ospedale nasce come sanatorio, negli anni precedenti alla riforma sanitaria del 78 si configura come ospedale territoriale e di riabilitazione, la comunità montana valceresio e il consorzio sanitario di zona coincidevano come territorio e direzione politica-amministrativa, la dc era il primo partito ma non governava da sola. Dopo la 833/78 l’ospedale di cuasso entra a pieno titolo nel SSN , prima ussl 4,poi 3 e quindi asl n°1 varese. La storia recente inizia con l’aziendalizzazione per via della legge 31 del 1997 regione lombardia, favorita in seguito con la riforma del titolo V della costituzione. Questo per ricordarvi che non stiamo difendendo sulla linea cadorna un avamposto militare come se fossimo nel film di Salvatores, mediterraneo.

Non è in discussiuone il nostro posto di lavoro, ma un presidio con una specializzazione riconosciuta di proprietà pubblica impoverito da tanti detrattori dentro e fuori la nostra azienda. Un ospedale riabilitativo che gente piccola sta distruggendo ,un ospedale che si colloca dentro uno scenario meraviglioso che aiuta i pazienti a convivere con le cronicità e raccogliere le residue aspettative di vita,in nessun altro posto sarebbe possibile. Un presidio che sta al centro di una comunità di oltre 70mila abitanti, il centro del sig Dotti ha gli stessi numeri demografici, un centro riabilitativo che le istituzioni dovrebbero valorizzare con sinergie e progetti di grande spessore ,ambiente e salute, cultura e formazione, turismo e tradizioni.

Misurare in chilometri la validità di strutture di interesse generale è fuorviante ,soprattutto se a compiere l’operazione è"gente" con tanto di laurea e professione. Il nostro ospedale è l’unico con un capolinea di trasporto pubblico al proprio interno,i parcheggi non mancano,la celerità delle prestazioni è garantita,le code automobilistiche si riducono ad una soltanto,il semaforo di arcisate .Nessuna prestazione è stata cancellata e praticamente tutti presenti sul posto di lavoro anche con le nevicate di questi mesi, il mega ospedale di Varese al centro della città capoluogo può vantare la stessa cosa? Siamo arcistufi si sentire banalizzazioni di ogni tipo sulla logistica di Cuasso.

Siete stati capaci di parlare di deserto anche nel definire varese per l’ambizione di costruire un polo materno. infantile a carattere regionale,per quale ragione uno dovrebbe venire fino a varese e figuriamoci fino a cuasso al monte! Forse l’indicazione l’avete data nelle conclusioni della vostra ultima lettera. Un bel Casinò con relative strutture collegate(magari anche un bordello di lusso per la prostituzione d’alto bordo),una proposta redditizia magari accompagnata dalla creazione di un’area franca italo-svizzera. Complimenti la vostra fantasia è pari alla vostra incultura .Certamente le megacostruzioni in corso dalla ferrovia arcisate -stabio,alla tangenzialina della valceresio,la pedemontana potranno servire al meglio un casinò coi suoi casini e non a un corretto modello di sviluppo che risponda principalmente ai bisogni di salute, di cultura, naturale convivenza tra i popoli. Signori dotti, pirone, cazzola e soci, compresi i vostri spalleggiatori politici che non perdono occasione di distinguersi,quando rientrerete un un alveo costruttivo?

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Pubblicato il 24 Marzo 2013
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