La Cgil aumenta gli iscritti e i lavoratori in crisi

La prima organizzazione sindacale incassa ancora un nuovo trend di crescita degli iscritti ma vede aumentare anche la presenza di disoccupati e di code agli sportelli per vertenze legate alla perdita di lavoro

La soddisfazione del segretario provinciale della Cgil Franco Stasi per la crescita degli iscritti al sindacato è tenuta a freno dal contesto economico e sociale che la accompagna. La prima organizzazione sindacale incassa ancora un nuovo trend di crescita degli iscritti ma vede aumentare anche la presenza di disoccupati e di code agli sportelli per vertenze legate alla perdita di lavoro.

Più di 5mila lavoratori in mobilità e 40milioni di ore di cassa integrazione (equivalenti a circa 21mila unità lavorative): il 2012, a Varese, ha segnato l’annus horribilis del lavoro dall’inizio della recessione.
Ed è dentro questo quadro che la Cgil riconosce la responsabilità e l’impegno che richiede la rappresentanza di una così grande fetta di lavoratori.
Con 514 tessere in più rispetto al 2011, gli iscritti al 31 dicembre 2012 arrivavano a circa 73mila: «un risultato di crescita in un contesto di crisi come quello attuale non era per niente scontato – spiega Stasi -, questo premia la nostra presenza capillare nelle aziende e nei luoghi di lavoro, a tutela dei lavoratori occupati e dei tanti in mobilità e cassa integrazione, dei disoccupati e dei pensionati». Ma detto ciò Stasi si dice soprattutto preoccupato per un’agenda politica che ancora deve mettere al primo posto il lavoro: «con il nostro lavoro di contatto con le persone ci rendiamo conto tutti i giorni del loro livello di esasperazione. Di fronte a ciò la situazione di stallo politico penalizza le fasce più deboli e blocca da tempo interventi che pure sono urgentissimi come il finanziamento della Cassa in deroga e del Fondo per la non autosufficienza, o decisioni in merito al problema esodati, ai 300 e passa Tavoli di crisi al Ministero, al nodo fondamentale della democrazia nei luoghi di lavoro e di una disciplina sulla rappresentanza».

Il dramma in provincia di Varese può essere raccontato anche attraverso l’aumento delle prestazioni fornite dall’ufficio vertenze della Cgil, quell’ufficio al quale ci si rivolge come estrema ratio quando le aziende sono in liquidazione o i lavoratori devono richiedere crediti. Il 40% in più di utenze presso questi uffici è la tendenza registrata dal 2009 al 2012, ed è un numero dietro il quale si nascondo posti di lavoro e redditi di famiglie che vanno in fumo.
Ma in generale tutte le utenze dei servizi Cgil (patronato Inca e Centro Servizi Fiscali) fotografano una grave situazione di crisi: 133.250 fascicoli, con un aumento del 16% rispetto al 2011 e di quasi il 30% negli ultimi tre anni. Questi dati rispecchiano perfettamente la grave situazione di disagio dei lavoratori, che sempre più necessitano di assistenza previdenziale, fiscale o di tutela legale.
«Emblematico in questo senso il fenomeno delle code al patronato, un fatto che registriamo ormai da parecchio tempo – avverte Marinella Magnoni, segretaria organizzativa della Cgil – oltre a tutto sostituiamo anche l’Inps per tutte le pratiche online, anche se molto spesso le persone non sanno neppure di trovarsi in una sede sindacale. Con la capillarità della nostra presenza, oltre 100 sedi sparse in provincia, noi rappresentiamo un presidio attivo sul territorio e rispondiamo a delle esigenze concrete di molti cittadini. In sostanza ci facciamo carico di un servizio sociale che lo Stato ha completamente delegato». Aggiunge Paolo Lenna, responsabile del Servizio Casa Cgil: «Spesso arrivano nelle nostre sedi cittadini che vengono a chiedere aiuto per sfratti o case pignorate dalle banche. Come Cgil abbiamo anche siglato accordi con le banche per la rinegoziazione di mutui, ma evidentemente non è sufficiente perché le code crescono di giorno in giorno».

Nonostante la drammatica congiuntura, anche lo Spi chiude il 2012 in sostanziale parità rispetto all’anno precedente. «Si tratta – spiega Umberto Colombo, segretario generale della categoria – degli effetti nefasti della riforma Fornero, che per molti lavoratori ha posticipato di parecchio il raggiungimento dell’età pensionabile, penalizzando in particolare le lavoratrici».
Aumentano invece i lavoratori attivi di 383 unità e complessivamente rappresentano il 48% degli iscritti. Tra questi, la categoria che ha segnato il maggiore incremento è senz’altro quella del commercio (Filcams), con la bellezza di 673 tessere in più. «L’impennata del commercio si spiega con un settore dove c’è ampia possibilità di sindacalizzazione – spiega Antonio Ciraci, responsabile del Dipartimento Mercato del lavoro della Camera del Lavoro – date le condizioni di lavoro di questa categoria (molti lavoratori part-time e precari, turni domenicali e festivi) aumenta l’esigenza di tutela sindacale». Crescono anche gli iscritti alla Funzione pubblica (pubblico impiego), alla Flc (scuola, università e ricerca), alla Filt (trasporti), alla Flai (agroindustria), alla Fiom (metalmeccanici) e alla Fisac (bancari e assicurazioni).

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Marzo 2013
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