Sale gioco in crescita, le richieste “saltano” il Comune

In tempi di crisi, il business del gioco a portata di mano aumenta: a Gallarate ci sono 5 sale e 300 tra videopoker e slot. E i controlli paradossalmente tagliano fuori i Comuni, come denunciato dai sindaci

Slot machines e videopoker continuano ad avere successo e si moltiplicano i luoghi dove giocare. Un’avanzata che vede le amministrazioni comunali e i sindaci spesso impotenti, nonostante lo sforzo per monitorare e arginare il fenomeno, fosse anche solo imponendo orari restrittivi o definendo "luoghi sensibili" come le zone intorno alle scuole. Anche a Gallarate il Comune ha tentato di monitorare il fenomeno, anche per effetto di un caso particolare: una sala slot spuntata dal nulla, senza che gli uffici comunali ne sapessero nulla, ai margini del quartiere popolare di Cascinetta. «Siamo tagliati fuori persino sui controlli, rimasti di competenza solo di Questura e Agenzia delle Entrate», lamenta l’assessore alle attività produttive Angelo Bruno Protasoni, che da qualche mese tenta di definire i confini del fenomeno. «Dal mese di luglio non abbiamo più competenza sulle sale gochi con slot machines. Complessivamente oggi valutiamo che il numero di "macchinette" sia superiore a 300 in totale».

Quanto alle sale giochi propriamente dette, il Comune ha avuto per le mani cinque diverse richieste di operatori: quattro sale sono attive, la quinta (quella interna al Centro Commerciale il Fare, nella foto qui a sinistra) ha chiuso ormai da anni, al pari degli altri negozi del fallito polo commerciale di viale Lombardia. In compenso, si è aggiunta quella di via Pegoraro a Cascinetta: bypassato il Comune, la richiesta è stata fatta direttamente e solo alla Questura, con procedura ammessa dalla legge. Allo stesso modo si è mosso anche un altro operatore, ad Arnate: ritirata la richiesta in Comune, ha ottenuto il permesso dalla Questura. Negli ultimi due anni hanno aperto tre nuove sale (di cui una che fa riferimento ad una società con più sale in Italia, con capitali stranieri), che si sono aggiunte alle due già attive da qualche anno appena ai margini del centro storico e riconducibili ad un unico operatore.
«È difficile anche solo "scattare una fotografia" della situazione attuale» dice ancora Protasoni. Perché di altre richieste "pendenti" potrebbero essercene persino altre: «Per avere dei dati certi abbiamo fatto un accesso agli atti in Questura, ma non esiste un archivio informatizzato e diventa praticamente impossibile da parte nostra verificare». Quando i funzionari del Comune si sono presentati a Varese, sono stati accompagnati nell’archivio, perché scartabellassero tra centinaia di autorizzazioni riguardanti l’intera provincia. Per ora dunque si va avanti con le rilevazioni "sul campo" fatte dalla Polizia Locale.

Nel frattempo, i Comuni si trovano a fronteggiare le conseguenze del gioco d’azzardo patologico, quello che spinge famiglie e singoli a spendere denaro in modo eccessivo, a volte ben oltre le capacità di reddito mensile: un fenomeno che è sempre più di massa, intercettato anche da medici di famiglia, Caritas, parrocchie e associazioni (va detto che molto disagio nasce anche dal gioco online, più che da quello in luoghi fisici). E in più le sale slot, al pari delle "vecchie" le sale scommesse, possono diventare – certo, non in tutti casi – anche punto di ritrovo per affari equivoci e luoghi problematici, a Gallarate lo dimostra anche la chiusura temporanea della sala scommesse di via 25 Aprile, disposta dalla Questura lo scorso anno dopo alcuni fatti di cronaca. Al di là delle campagne informative, il Comune di Gallarate sta verificando «se vi sia la possibilità di trovare qualche strada premiante per chi rifiuta le macchinette mangiasoldi nei propri esercizi», dice ancora Protasoni. «Non solo un “bollino etico” sulla vetrina ma anche qualche forma di aiuto concreto in termini di minori costi, se possibile». L’idea di creare locali slot-free ha già avuto tre esempi positivi in provincia di Varese: il primo a Cassano Valcuvia, poi al Crazy Pub di Casorate Sempione e al Circolo The Family di Albizzate.

Tornando al versante amministrativo, la regolamentazione del settore rimane comunque difficile, anche se una recente sentenza sul caso di Bagnolo Mella (provincia di Brescia, dove il Comune voleva limitare l’orario di apertura serale di una sala giochi) sembrerebbe lasciare qualche spazio in più alle amministrazioni. I sindaci lombardi (ma anche dalla vicina Emilia, come nel caso di Piacenza) hanno lanciato a gennaio 2013 il manifesto per la legalità contro il gioco d’azzardo, che ora  sarà allargato con una campagna nazionale che sarà lanciata venerdì 15 marzo alla fiera "Fa’ la cosa giusta" a Milano.

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Pubblicato il 12 Marzo 2013
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