Lo scrittore Alessandro D’Avenia tra i ragazzi de “La nostra famiglia”
Il racconto di un’insegnante dopo l’incontro con lo scritto di “Bianca come il latte, rossa come il sangue” di cui è uscito anche il film nei giorni scorsi
L’8 novembre 2012 al Centro di Castiglione Olona siamo stati protagonisti di un importante evento culturale: abbiamo incontrato lo scrittore, nonché professore di lettere in un liceo milanese, Alessandro D’Avenia, diventato famoso con il suo romanzo d’esordio “Bianca come il latte, rossa come il sangue” e con il successivo “Cose che nessuno sa”.
La sua conoscenza è nata l’anno scorso quando, dopo la lettura del romanzo “Bianca come il latte, rossa come il sangue” ho deciso, in punta di piedi e con grandi perplessità per la complessità dei contenuti, di proporlo a una classe di ragazze del secondo anno affinché anche loro potessero, seguendo le vicende del protagonista Leo, conoscere e far proprie le emozioni che questo libro riesce ad offrire in maniera così limpida.
E’ iniziato così un intenso percorso di lettura a voce alta che ha scandito i martedì mattina di gran parte dell’anno scolastico: con gli occhi disincantati del sedicenne Leo, le ragazze hanno attraversato i colori della vita, fatti di amicizia, amore, sogni da inseguire, malattia, dolore, morte, speranza. Attraverso poi la figura del professore di filosofia, soprannominato il Sognatore, hanno scoperto anche che nella vita i sogni veri, proprio come quelli che Leo inseguiva, si costruiscono con gli ostacoli, e “…i sogni veri non sono già, si rivelano a poco a poco, magari in modo diverso da come li avevamo sognati”.
Questa appassionante lettura –segnata da momenti di profonda commozione, a volte contraddizione di fronte al dramma della malattia che sembra non trovare mai una spiegazione- è culminata con la realizzazione di un cartellone intitolato “Il ritratto di Leo”, in cui le ragazze hanno dato un volto al loro protagonista.
Proprio questo cartellone, grazie alla collaborazione di un collega, è arrivato nelle mani di Alessandro D’Avenia il quale, il giorno dopo averlo visto così ci ha scritto:”…mi sono commosso stamattina, quando l’ho aperto e ho toccato la vita di queste ragazze attraverso le loro e le tue parole. Sapere di aver dato loro un po’ di gioia mi rende felice e dà senso a tutta questa fatica, tua e mia coi ragazzi…spero un giorno di potervi venire a trovare…”.
Mantenendo fede alla promessa, l’8 novembre 2012 Alessandro D’Avenia ha trascorso con noi un bellissimo pomeriggio di scuola vivendo la nostra quotidianità. Le sue prime parole, dopo averlo accolto all’ingresso della scuola, sono state :“Quando ho visto il cartellone e ho letto le lettere ho capito che l’incontro con voi sarebbe servito prima di tutto a me, sono sicuro che oggi imparerò qualcosa di importante per la mia vita”.
Nella prima parte del pomeriggio Alessandro ha rivestito i panni dell’insegnante, e ha partecipato alle nostra consueta lezione in classe: le ragazze erano visibilmente emozionate, perché finalmente incontravano colui che per molti mesi, attraverso le pagine del suo libro, aveva fatto nascere in loro domande, suscitare speranze, esplodere emozioni di ogni colore.
Nei giorni precedenti al suo arrivo avevamo preparato un’intervista, curata nei dettagli, e con il desiderio in ciascuno di noi che ogni momento di quell’incontro potesse essere perfetto, vista l’imponenza della persona che stavamo per accogliere.
In realtà Alessandro ha smentito ogni nostra sana aspettativa e si è rivelato una persona semplice, umile, ma con una profondità di cuore che ti abbaglia! Sono stati tanti i passaggi della chiacchierata -perché così è sembrata, una piacevole chiacchierata tra amici- che tutte noi terremo scolpite nel cuore. Quando una ragazza gli ha chiesto che cosa si porterà a casa dell’incontro con loro, Alessandro ha risposto con queste parole, rotte dalla commozione: ”Mi porterò a casa il vostro sorriso, che è un sorriso vero nonostante le fatiche che attraversate ogni giorno; io lavoro in una scuola di ragazzi che hanno avuto tutto dalla vita, eppure sono sempre tristi e svogliati. Voi invece siete felici, e questa felicità guardando i vostri visi è vera, grazie!”.
Alessandro ha affrontato con loro anche il tema del dolore e della morte: ”Mentre scrivevo il libro, quando sono arrivato a quel punto ho cercato in tutti modi di impedire che le cose andassero così, ma poi ho capito che era necessario passare attraverso quel dolore, perché quel dolore così apparentemente ingiusto e misterioso serviva per compiere la felicità di Leo,…quando ho finito di scrivere quelle righe ho pianto per venti minuti”.
Tutte noi ci siamo commosse a sentir quelle parole e saremmo state una giornata intera lì sedute ad ascoltarlo, ma il tempo stringeva e le cose da fare erano ancora tante.
Così, dopo avergli regalato una scatola di legno di nostra produzione -per metterci “le cose che nessuno sa”, come ha sapientemente suggerito una ragazza ad Alessandro -, e un segnalibro a forma di margherita (Margherita è la protagonista del nuovo romanzo), e dopo gli autografi e le foto di rito, le ragazze lo hanno accompagnato in un tour nel cuore della scuola: i laboratori e le aule di cultura.
Alessandro ha così potuto vedere tutto quello che i ragazzi imparano: i grembiuli e le magliette pitturate, le calamite decorate con la tecnica del cernit, le borse cucite e ricamate, il legno intagliato e pazientemente lavorato. Era molto interessato e curioso di conoscere tutto di quello che si fa qui a Castiglione Olona e le ragazze, investite del ruolo di “Cicerone”, hanno mostrato con soddisfazione e orgoglio i frutti del loro lavoro, prima di salutarlo -perché erano arrivate le 16.15-, e con la promessa di rivederlo un giorno.
Nella seconda parte della giornata Alessandro ha accolto la proposta di incontrare noi insegnanti per uno scambio di esperienze: ha risposto alle nostre domande, raccontando di sé e del suo lavoro di insegnante e scrittore, facendo trasparire una passione per la vita che ha lasciato tutti noi a bocca aperta.
Era sinceramente felice dell’incontro del pomeriggio con i ragazzi: ”…qui si vedono le piccole cose con un’evidenza che quasi ferisce…”, e parlando del lavoro manuale, del mettere le mani in pasta come accade nei laboratori, così ha detto: ”Sono sempre stato affascinato dall’immagine del Dio Falegname; Dio è stato un semplice falegname fino a trent’anni e poi…, non c’è niente di semplice, ordinario, che non abbia dentro il mondo intero. Tutto può essere fonte di Altezza”.
Quella giornata è stata significativa per tutti noi, siamo certi che Alessandro manterrà ancora una volta fede alla promessa di incontrarci presto per condividere con noi il suo secondo romanzo “Cose che nessuno sa”, che stiamo leggendo quest’anno.
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