Lo scudo spaziale
La nostra rubrica si era presa una settimana di pausa ma ora torna con una raffica di voti. Il più alto è per l'arma totale nelle mani di Frank Vitucci, ma sono in tanti a guadagnarsi giudizi positivi
(d. f.) Dopo una settimana di pausa, causa eventi a mitraglia, riprendiamo a stilare pagelloni in un mondo relativamente nuovo: ci eravamo lasciati con Castori, ci ritroviamo con Agostinelli. Parlavamo di una Cimberio alla ricerca di un rinforzo e ora abbiamo un Ivanov in più e un Mensah-Bonsu in meno. E ancora, ci troviamo in pieni playoff di pallavolo, con grandi attese per le nostre squadre. Insomma, di punti fermi non ce ne sono molti, ma uno di questi risplende fin dal mese di agosto: non è difficile capire di chi stiamo parlando, e comunque lo trovate nella foto qui sotto. Alzi la mano chi non è d’accordo.
Pagellone numero 118 del 22 aprile 2013
Bryant Dunston 8,5 – Quando papà e mamma Dunston appendevano alla porta il fiocco azzurro per il loro piccolo Bryant – era l’86 – il presidente degli Usa era Ronald Reagan, che aveva da poco lanciato il programma difensivo chiamato "Scudo spaziale". Una roba a metà tra Mazinga Z e Guerre Stellari che ora vediamo materializzata sui campi da basket dove è impegnata la Cimberio. Lo "scudo spaziale" oggi veste il numero 42 sulla maglia biancorossa, è impegnato a respingere qualsiasi minaccia portata al canestro di Varese e a dare agli avversari un clamoroso senso di onnipotenza anche in attacco. Insomma, roba da fantascienza, o almeno così pensavamo prima di conoscerlo.
Luca Giannone 7 – Appena due settimane fa lo abbiamo "castigato" con un votaccio per un atteggiamento in campo che fu decisamente insufficiente per impegno e ardore agonistico. Nella gara contro il Bellaria, in cui la Pro Patria ha vinto con un sonoro 4-0, si è però finalmente rivisto il Giannone che tutti conosciamo, quello che con una giocata può risolvere la gara… come d’altra parte è accaduto. Già al 4′ infatti, il fantasista ha armato il suo delizioso mancino tirando una sassata verso la porta che ha bucato il portiere ospite e lanciato così i propri compagni verso una vittoria meritata. Corsa, aggressività, agonismo e carattere: questo è il "Gianno" che vogliamo vedere ogni domenica (o almeno per le prossime tre!).
Ana Grbac 7 – Ci sono anche giorni più difficili per debuttare da titolare, e banchi di prova più impegnativi di un Giaveno già con la testa alle ferie (non retribuite). Resta però il fatto che la bionda croata, catapultata in campo all’ultimo secondo dall’infortunio di Caracuta, sa come farsi rispettare: trova subito l’intesa con Maggi Kozuch, regala a Bauer una fast micidiale, si toglie pure lo sfizio di un paio di punti personali. Niente male per essere l’ultima arrivata. Magari non inciderà più sui playoff scudetto, ma intanto Ana ha fatto tirare un bel sospiro di sollievo a Carlo Parisi: per questa Unendo Yamamay tanto determinata sul campo quanto debilitata dalla malasorte, anche solo la certezza di avere una valida alternativa a disposizione diventa un “plus” mica da ridere.
Nnamdi Oduamadi 6 – Il nigeriano del Varese, fuori per un lungo infortunio, è uno degli uomini più interessanti a disposizione di Castori prima e di Agostinelli (voto Pagellone sospeso in attesa delle prossime prove) ora. Uno di quelli che deve raccogliere l’eredità delle tante ali fondamentali dell’undici biancorossi in queste stagioni, e del quale la società si fida se è vero – è notizia fresca – che sta trattando il rinnovo con il Milan. A noi piace, ma lo vorremmo ancora più convincente come era stato in alcune partite di qualche tempo fa: ecco perché il voto resta sulla sufficienza ma in attesa di sviluppi positivi. Odu pensaci tu.
Ivan Basso 5 – Uno come lui ha un motore che cresce progressivamente e una testa che sa essere dove le gambe ancora non sono. Però il Giro del Trentino è un passaggio piuttosto significativo per chi vuol pedalare bene al Giro d’Italia, e per questo siamo un po’ preoccupati per la scarsa vena di Ivan, soprattutto se confrontata con i fuochi artificiali di Nibali e Wiggins. Ora arriva il "Romandia", altra corsa che farà da spia su condizione e ambizione del capitano della Cannondale: nel 2010 andò malissimo e poi conquistò la maglia rosa, se si ripetesse saremmo i primi a festeggiare. Ma in questo momento non siamo tranquillissimi…
Bmw e Ktm 1 – Di solito non ci occupiamo di vicende industriali, ma quanto sta avvenendo in riva al lago di Varese nella sede della Husqvarna ci sta lasciando di stucco. Non avendo le competenze per parlare di finanza e alta impresa, restiamo confinati nel nostro orticello sportivo e ci chiediamo: che senso ha preparare una Dakar (con annessi e connessi: sviluppo moto, formazione team, ingaggio piloti…) per puntare a battere la Ktm e subito dopo smantellare il tutto e impacchettarlo a mo’ di regalo alla più diretta concorrente? Esiste un’autorità che valuta questi passaggi di proprietà? Esiste un buonsenso? Esiste una logica? Perdonateci, ma noi non ci arriviamo.
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