Mamma a 63 anni in Ucraina, ma il certificato è falso

Volevano avere un figlio, ma sono finiti dal gup. Il padre biologico é lui, la vera madre ha solo prestato l'utero come dimostra la prova del dna. Rischiano la patria potestà per una dichiarazione non veritiera

Il desiderio di avere un figlio, anche oltre i 60 anni, ha messo nei guai una coppia di Varesotti. I due sono finiti sotto inchiesta a Varese, per avere alterato un certificato di nascita di due gemellini che, oggi, hanno 1 anno e otto mesi, nati a Kiev grazie al seme del padre, ma attraverso la gravidanza di una donna ucraina.

E’ accaduto nel 2011, quando l’ambasciata italiana segnalò alla questura di Varese che i due coniugi della nostra provincia avevano registrato la nascita naturale dei due bambini. La donna però aveva già compiuto 63 anni, il marito ne aveva 60. La gravidanza era improbabile. I due erano stati a Kiev solo qualche settimana, e se n’erano tornati in Italia con due neonati. Il reato contestato sarebbe stato commesso mediante la falsificazione di un atto relativo ai bimbi; un’accusa pesante, che può portare da 5 a 15 anni di carcere, e alla revoca della patria potestà, come pena accessoria.

LA MADRE SURROGATA SI CONTATTA IN UN SITO
La vicenda nasconde un fenomeno più ampio e con un risvolto sociale che non tutti conoscono. I due coniugi decisero di avere un figlio contattando, nel 2011, un sito internet che propone, in maniera del tutto legale in Ucraina, la pratica della “madre surrogata”. Si chiama “biotexcom.com”, offre supporto clinico e giuridico, ed è pensato per quelle coppie che non possono avere figli, e decidono di utilizzare il seme maschile del coniuge e impiantarlo in una donatrice di gravidanza, che si può scegliere anche nelle caratteristiche fisiche, sanitarie e persino di orientamento sessuale e religioso.

E’ legale in molti paesi, ma non in Italia, tuttavia non è reato portare in Italia i figli avuti con questa pratica. E’ per questo che l’unica contestazione della procura riguarda il fatto che vi sia stata una menzogna circa la vera identità della madre. L’udienza preliminare é stata rinviata al 3 luglio, ma intanto il pm Massimo Baraldo ha ordinato la prova del dna, che ha chiarito come i due gemellini siano effettivamente i figli biologici dell’uomo, ma non della donna. Tra i testimoni ascoltati durante l’inchiesta anche il sindaco del paese, che sollecitò gli indagati a fornire le trascrizioni degli atti di nascita, e il medico curante, che ha affermato di non aver mai sentito parlare di una gravidanza da parte della sua assistita. Da una perquisizione sono invece saltate fuori le mail al sito ucraino e gli atti relativi ai viaggi compiuti a Kiev.  

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Aprile 2013
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