Moltrasio (Ubi): “Io sono per la banca cooperativa”
Il 20 aprile si terrà l'assemblea dei soci del gruppo bancario. Il candidato della lista istituzionale parla del «licenziamento» del direttore Masnaga, del programma e dei componenti della sua lista: «I due terzi sono nomi nuovi, cinque sono donne, l’età media è di 58 anni»
Ha l’aplomb di un gentleman inglese, ma quando si tratta di parlare della Banca Popolare di Bergamo non usa mezze parole. «L’accordo consensuale con cui è stato risolto il rapporto con il direttore Masnaga altro non è che un licenziamento». Andrea Moltrasio, a capo della lista istituzionale che si presenterà all’assemblea dei soci per l’elezione del nuovo gruppo dirigente della banca, non giudica l’ex direttore generale sul piano del lavoro svolto, che comunque definisce «buono», ma su quello etico. L’errore fatale di Masnaga è stato schierarsi in favore della terza lista, quella capeggiata dal bocconiano Andrea Resti. «In questo caso la parola “schierarsi” è un eufemismo – precisa Moltrasio -. L’ex direttore ha utilizzato la sua posizione per raccogliere consensi e quindi è venuto meno il rapporto fiduciario con chi lo aveva nominato. In Italia l’elasticità dell’etica manageriale è molto forte».
La sensazione netta è che l’assemblea dei soci di Ubi Banca del 20 aprile prossimo non sarà una passeggiata per nessuno dei tre candidati. È vero che Moltrasio è espressione degli attuali vertici della banca e vanta un curriculum di tutto rispetto – basti ricordare che è stato il più giovane presidente degli industriali bergamaschi e il più giovane vicepresidente di Confindustria nazionale – ma la presenza di altre due cordate di soci rende comunque incerto l’esito della votazione.
Parlare a 87 mila soci non è una cosa semplice ed è per questo che le tre liste, con il supporto di comitati e associazioni, si stanno muovendo sui territori che corrono lungo l’asse pedemontano, che il sociologo Aldo Bonomi ha chiamato la“Città infinita” e dove si concentrano gli interessi maggiori del gruppo bancario. È infatti tra l’aeroporto di Montichiari e quello di Malpensa che realizza il 77% dei suoi impieghi.
Il road show di Moltrasio non poteva non far tappa a Varese, perché la storia della Popolare di Bergamo è legata a quella del Credito Varesino, della Banca Commercio Industria e Popolare di Luino che dieci anni fa vennero incorporate con l’operazione Banche Popolari Unite. E poi c’è un’intera filiera di legami personali riconducibili al mondo associativo. «Con Alberto Ribolla, Marino Vago e Toto Bulgheroni (ex presidenti di Univa ndr) – dice il candidato – ho lavorato benissimo in Confindustria. C’è una omogeneità impressionante tra il sistema manifatturiero bergamasco e quello varesino».
Ciò che conta per una banca sono però i numeri e quelli della Popolare di Bergamo-Ubi Banca in provincia di Varese sono pesanti: 5,3 miliardi di euro di raccolta diretta (28,5%), 6,7 miliardi di raccolta indiretta (28%), 300 mila clienti e impieghi per 3,6 miliardi. È il terzo gruppo bancario italiano per capitalizzazione e dal punto di vista delle sofferenze, con 847 milioni di euro di rettifiche sul credito (0,91% degli impieghi contro l‘1,6% della media) sta decisamente meglio di altre banche.
Per Moltrasio è fondamentale ritrovare un dialogo e recuperare un rapporto umano con i piccoli imprenditori, motivo per cui il gruppo riporterà 700 nuovi capi filiale alle vecchie e sane abitudini, a partire dall’ascolto delle aziende, chiedendo però in cambio più trasparenza sui conti («mettere insieme il privato con il corporate per avere una visione più ampia della situazione»). Così come ritiene importante dare attenzione ai giovani e potenziare l’home banking.
I 23 candidati della lista istituzionale sono professionisti, giuristi e accademici con esperienze e competenze funzionali. I due terzi sono nomi nuovi, l’età media passa da 68 a 58 anni, ma il vero orgoglio di Moltrasio sono le cinque donne in lista, un segno di discontinuità con il passato. I dieci punti del programma vanno dal consolidamento della solidità patrimoniale della banca agli investimenti in nuove tecnologie, passando dal rifiuto delle soluzioni finanziarie aggressive («La BpB è la banca con meno derivati in pancia») e dal mantenimento dell’autonomia e dell’indipendenza rispetto alla politica. In gioco però c’è una questione più delicata: la Banca Popolare di Bergamo si appresta a diventare una spa? Moltrasio non esita un solo istante: «Io sono per la banca cooperativa. Punto».
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