Una pedalata tra Ticino e Varesotto per il mitico Indurain
Il navarro, ospite di un'azienda di Stabio, ha percorso per due giorni le nostre strade accompagnato dall'ex professionista Luca Zanasca. Che ci svela: «Uno spettacolo vederlo sulla salita di Ardena»
Chissà se qualcuno, tra quelli che l’hanno incrociato in bicicletta, hanno capito chi c’era sotto quel casco e quella mantellina. Nei giorni scorsi infatti le strade tra Canton Ticino e Alto Varesotto sono state percorse da un ciclista speciale, uno che ha scritto la storia di questo sport e che ha sempre riscosso grande rispetto anche dagli avversari e dai loro tifosi. Miguel Indurain Larraya, navarro di classe 1964, è un’icona del ciclismo mondiale grazie soprattutto alle sue cinque vittorie consecutive al Tour de France ma anche ai due Giri d’Italia e agli ori a cronometro a Mondiale (’95) e Olimpiade (’96).
Ora "Miguelon" (anni fa imitato in modo spettacolare da Teo Teocoli) collabora con alcune aziende del settore, e proprio in questa veste è transitato in Insubria nei giorni scorsi. Il suo piano di lavoro prevedeva una visita alla Assos, azienda con sede a Stabio specializzata in abbigliamento per il ciclismo che ha tra i suoi tester Luca Zanasca (a sin. nella foto). Il giovane ex professionista varesino (4 vittorie in carriera) ha tra i suoi compiti anche quello di accompagnare i clienti per provare "sul campo" i prodotti realizzati a Stabio e in questa veste ha avuto il privilegio di fare da scorta a Indurain.
«Capita spesso di uscire in bicicletta con persone legate alla nostra azienda – ci racconta Luca, che tra l’altro tiene un blog ospitato anche da VareseNews – Tempo fa è passato di qui l’ex campione di sci alpino Lasse Kjus ma l’uscita programmata in mountain bike è saltata per il maltempo. Certo però che avere a ruota uno come Indurain è stata un’esperienza di quelle irripetibili».
Il campione spagnolo è arrivato in Ticino attraverrso il distributore di Assos per Spagna e Francia (per cui lavora anche il figlio di Joop Zoetemelk, giusto per restare in tema di campioni) ed ha chiesto di pedalare per due giorni consecutivi. «A differenza di altri, Indurain non è uno che si allena con particolare continuità: ha qualche chilo in più e soprattutto d’inverno evita di uscire in bicicletta – spiega Zanasca – Per questo ci ha chiesto di fare un paio di "giretti tranquilli", ma proprio viste le premesse è riuscito a impressionarmi. Il primo giorno abbiamo semplicemente fatto il giro del lago di Lugano, con sosta a Ponte Tresa per un cappuccio ristoratore, anche visto il meteo cattivo. L’indomani però abbiamo affrontato la salita di Ardena e lì si è visto il "vero" Indurain: intendiamoci, è salito con un tempo da cicloamatore, 9’16" (Zanasca in assetto da gara ci mette meno di 7’30" ndr), ma è arrivato in cima con ritmi da 90/95 pedalate al minuto, senza alcuna fatica e mostrando una classe di pedalata e un "motore" ancora intatti rispetto a quando correva. Un piacere vederlo andare in quel modo, e soprattutto un’emozione unica».
Zanasca era un ragazzino al tempo delle imprese del navarro: «Non ero particolarmente tifoso suo, o dei suoi avversari – ci spiega – ma il suo eccezionale stile di corsa mi ha sempre colpito. Aveva un passo unico, gli altri potevano provare a staccarlo con qualche scatto ma prima o poi Indurain li riprendeva dettando il suo ritmo alla gara. Conoscerlo di persona è stata un’esperienza particolare e molto bella: si è dimostrato una persona semplice, gentile, seria ma anche con la battuta pronta. E mi ha promesso che tornerà più preparato dal punto di vista fisico, quindi mi toccherà allenarmi sul serio!».
E chissà se al prossimo giro nel Varesotto, Indurain non torni a incontrare sulla strada quel "Diablo" di Claudio Chiappucci, eroe nostrano del pedale e suo fiero antagonista sulle strade di Giro e Tour. Vent’anni dopo quei due (nella foto), sarebbero ancora in grado di dare spettacolo: di questo possiamo star sicuri.
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