Villa Cortese, la stagione più amara

L’inaspettata eliminazione nei quarti dei playoff per mano di Conegliano chiude un’annata inaugurata dalla disastrosa “fusione” con Novara. Barun e Veljkovic ultime ad arrendersi, Rondon la sorpresa

Diciamo la verità: una squadra che nel breve volgere di pochi mesi ha perso uno dei due sponsor principali, il direttore generale, il presidente e l’intero consiglio direttivo, l’allenatore, due liberi e alla fine pure un palleggiatore avrebbe tutte le attenuanti possibili per le sconfitte in finale di Coppa Italia, nei quarti dei playoff scudetto e negli ottavi di Champions League. E invece la delusione c’è, ed è fortissima, in casa MC Carnaghi, perché nessuno può negare che le immense potenzialità della formazione biancoblu siano rimaste inespresse per gran parte dell’anno. La sciagurata “fusione” con Novara, abbandonata già a metà stagione, ha lasciato in eredità a Villa Cortese una squadra dotatissima dal punto di vista tecnico e fisico, anche se con qualche evidente lacuna in difesa e in ricezione; ma al tempo stesso una squadra fragile e immatura, priva di una guida in campo, insufficiente sul piano del carattere, della concentrazione, della lucidità. Dati di fatto che neppure l’avvicendamento in panchina tra Caprara e Chiappafreddo ha potuto modificare. Di esempi ce ne sarebbero tanti, dalla sconcertante rimonta subita da Modena in Coppa Italia al crollo europeo sul campo del Sopot, fino alla fatale serie con Conegliano, compendio dell’intero campionato; ma è crudele affondare il dito nella piaga di un’annata che ha preso le mosse da errori progettuali troppo gravi per essere risolti in corsa. Sarebbe solo una stagione storta, se non rischiasse di essere l’ultima nella storia di Villa Cortese: all’orizzonte, un epilogo malinconico e amaro che con la testa e con il cuore, contro ogni evidenza, ci auguriamo ancora di non dover raccontare.

Sanja Malagurski 5,5 – Ci si aspettava di più dalla giovane e talentuosa serba, mai completamente riemersa dopo il grave infortunio di due anni fa. Non ha mai avuto la continuità necessaria per incidere sulla stagione, e proprio quando pareva aver trovato una sua collocazione nel doppio cambio con Mojica, il ko della palleggiatrice le ha tolto ogni chance.
Set giocati 49, punti 32, attacchi vincenti 23 (23,5%), ricezioni perfette 5 (31,2%), muri 7, ace 2. Champions League: set giocati 17, punti 21, attacchi vincenti 18 (37,5%), ricezioni perfette 2 (8,7%), muri 1, ace 2.

Natalia Viganò 6 – Con una carriera come la sua alle spalle non è semplice rassegnarsi a una stagione di puro sacrificio, iniziata addirittura da libero e proseguita in panchina a coprire i buchi lasciati dalle compagne. Nelle poche occasioni a disposizione per mettersi in mostra, però, la stoffa della grande combattente è emersa solo a tratti.
Set giocati 69, punti 51, attacchi vincenti 42 (29%), ricezioni perfette 86 (49,4%), muri 8, ace 1. Champions League: set giocati 24, punti 17, attacchi vincenti 17 (40,5%), ricezioni perfette 21 (24,4%), muri 0, ace 0.

Vilmarie Mojica 5,5 – La scommessa estiva della MC Carnaghi non è andata a segno: la regista portoricana non ha trovato la sua dimensione nel campionato italiano. Non ha mai commesso grossi errori, ma neppure ha mai brillato per tecnica, velocità o fantasia e ben presto si è ritrovata tra le riserve, per poi finire l’anno in stampelle a causa di una frattura.
Set giocati 47, punti 23, attacchi vincenti 8 (32%), muri 12, ace 3. Champions League: set giocati 23, punti 16, attacchi vincenti 6 (33,3%), muri 6, ace 4.

Alix Klineman 6 – Un inizio di stagione arrembante aveva illuso tutti, poi è andata in calando fino a un girone di ritorno troppo grigio e altalenante. Nei momenti buoni è devastante, poi sparisce all’improvviso: non le si rimproverano le già note difficoltà in ricezione, piuttosto la mancanza di aggressività e la poca freddezza sui palloni che contano. Deve crescere, sarebbe un delitto sprecare un fisico del genere.
Set giocati 85, punti 294, attacchi vincenti 241 (38,7%), ricezioni perfette 126 (31%), muri 36, ace 18. Champions League: set giocati 31, punti 107, attacchi vincenti 82 (37,6%), ricezioni perfette 29 (17,3%), muri 15, ace 10.

Raphaela Folie 7 – La sua annata si è consumata a strappi, ostacolata dagli infortuni e da qualche calo di tensione nel finale; nel complesso, però, il bilancio è più che positivo e la bolzanina conferma di poter aspirare a un ruolo di primo piano nel nostro volley. A muro è già tra le migliori d’Italia, in attacco può fare ancora di più (anche se le ultime sfide con Conegliano hanno detto il contrario).
Set giocati 66, punti 173, attacchi vincenti 112 (48,3%), muri 54, ace 7. Champions League: set giocati 31, punti 79, attacchi vincenti 47 (48%), muri 27, ace 5.

Stefana Veljkovic 7,5 – Giocasse sempre al 100%, sarebbe la numero uno nel suo ruolo: colpisce la palla più in alto di chiunque altro e il suo potenziale a muro è impressionante. A volte si ha la sensazione che non metta tutte le sue qualità al servizio della squadra, ma resta la più bella sorpresa delle ultime stagioni e forse è stata utilizzata anche meno di quanto meritasse.
Set giocati 65, punti 172, attacchi vincenti 119 (55,9%), muri 45, ace 8. Champions League: set giocati 27, punti 61, attacchi vincenti 36 (50,7%), muri 17, ace 8.

Sara Paris 6,5 – Il suo ritorno a Villa, all’ultimo giorno del mercato di riparazione, ha ridisegnato la seconda linea regalando una maggiore sicurezza, anche dal punto di vista psicologico. Non ha fatto la differenza, né avrebbe potuto, in sole dieci partite. Mezzo voto in più per il bell’inizio di campionato a Crema, vanificato dalla débacle della società.
Set giocati 41, ricezioni perfette 141 (52,4%).

Ilaria Garzaro 6,5 – Getta sempre oltre l’ostacolo il cuore e anche qualcosa in più. Dal punto di vista emotivo è stata lei il valore aggiunto della MC Carnaghi e questo l’ha aiutata a guadagnarsi il posto anche quando, per eccesso di zelo, faceva un po’ di confusione. Il capolavoro resta, come per molte compagne, la semifinale di Coppa Italia vinta contro Busto.
Set giocati 61, punti 111, attacchi vincenti 72 (48,6%), muri 33, ace 6. Champions League: set giocati 12, punti 18, attacchi vincenti 10 (47,6%), muri 4, ace 4.

Katarina Barun 7,5 – L’ultima ad arrendersi, in tutti i sensi. Giova ripetersi: non avrà il carisma della trascinatrice, ma il ruolo di capitano lo onora nell’unico modo che conosce, mettendo a terra ogni pallone che passa dalle sue parti. L’inizio è stato ricco di difficoltà, è vero, ma da gennaio in poi semplicemente non ha più sbagliato una partita (finale di Coppa esclusa).
Set giocati 87, punti 346, attacchi vincenti 300 (42,3%), muri 34, ace 12. Champions League: set giocati 30, punti 98, attacchi vincenti 83 (39,9%), muri 11, ace 4.

Caterina Bosetti 6,5 – Stagione sporcata da un brutto finale, senza traccia dell’intensità e dell’orgoglio che le sono propri. Prima, con gli alti e bassi che si convengono all’età, aveva tirato la carretta per tutto l’anno, vestendo anche i panni del leader e assumendosi la responsabilità dei palloni più pesanti. Da quando la conosciamo, Cate vuol dire grinta, carattere, killer instinct: non si faccia distrarre.
Set giocati 89, punti 295, attacchi vincenti 251 (39,1%), ricezioni perfette 203 (49,5%), muri 32, ace 12. Champions League: set giocati 29, punti 87, attacchi vincenti 71 (34%), ricezioni perfette 42 (25,5%), muri 9, ace 7.

Beatrice Parrocchiale 6 – Catapultata sui campi di A1 dall’addio amaro di Cardullo e da quello burrascoso di Puerari, non ha tremato neppure per un secondo, scalando la montagna con la tranquillità di una veterana. In ricezione ha sofferto, ma con questo atteggiamento può crescere tanto; lo stava facendo quando ha dovuto cedere la maglia da titolare.
Set giocati 47, ricezioni perfette 165 (42,3%). Champions League: set giocati 26, ricezioni perfette 30 (17,2%).

Giulia Rondon 7 – Non sarà stato l’anno di Villa, ma è stato senza dubbio l’anno di Rondon: con un colpo di spugna la pisana ha cancellato le critiche dei detrattori (compreso chi scrive) e ha finalmente mostrato le doti che l’avevano lanciata, imponendosi come titolare nel giro di poche partite. Quando la qualità del tocco non la assiste supplisce con intelligenza e lucidità. Non sappiamo dove porta, ma la strada è quella giusta.
Set giocati 80, punti 43, attacchi vincenti 25 (32,5%), muri 11, ace 7. Champions League: set giocati 19, punti 8, attacchi vincenti 5 (45,5%), muri 2, ace 1.

Maria Nomikou s.v. – Beniamina della curva e mascotte del gruppo, ma alla fine per il secondo anno di fila ha guardato le altre giocare.
Set giocati 5, punti 0.

Miriam Sylla, Elena Perinelli, Anna Danesi, Margherita Rosso s.v.

Gianni Caprara 5,5 – Su questa squadra aveva puntato tutto, tanto da avallarne la conferma quasi integrale dopo un’annata così così a Novara. Costretto a fare i conti con una serie di imprevisti, non è riuscito a plasmare la sua creatura come avrebbe voluto, e qualche suo ripensamento in corsa non ha contribuito a dare certezze. L’esonero? Uno smacco di cui si è vendicato con gli interessi nella finale di Coppa Italia. E la sua stagione a Piacenza non è ancora finita…

Mauro Chiappafreddo 6 – Ha preso in mano la MC Carnaghi nel momento più difficile e i risultati non lo premiano: su 11 incontri ufficiali più sconfitte (6) che vittorie. Però in qualche modo ha lasciato la sua impronta sulla squadra, che nel suo carattere ha trovato gli stimoli giusti per continuare a lottare fino in fondo. Almeno fino a quella maledetta gara 2 di playoff in cui il giocattolo gli si è sgretolato tra le mani.

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Pubblicato il 24 Aprile 2013
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