Esplosione di Borsano, tutti rinviati a giudizio
Secondo il giudice per le indagini preliminari, dopo una serie di perizie, ha stabilito che i due tecnici di Agesp, il loro dirigente e l'idraulico dovranno essere processati per il disastro che provocò due vittime nel dicembre 2009
Sono stati tutti rinviati a giudizio i 4 indagati per l’esplosione di Borsano, quando a causa dello scoppio di una tubatura del gas all’interno dell’appartamento di Andrea Rosignoli in via San Pietro. Lui stesso e Stefania Zhu, una ragazza cinese che abitava con la sua famiglia al piano superiore, persero la vita e altre persone rimasero ferite. Il fatto risale al 3 dicembre del 2009 quando, alle prime luci dell’alba, il boato ha svegliato l’intero quartiere facendo crollare parte di un edificio di due piani nel centro storico. Da allora l’inchiesta ha stabilito che dovevano essere chiamati a rispondere di disastro colposo e omicidio colposo i due operai di Agesp che la sera prima erano intervenuti a seguito della segnalazione di una fuga di gas proprio dove è avvenuto lo scoppio, il dirigente di turno quella sera e l’idraulico che aveva realizzato l’impianto in casa di Rosignoli.
L’udienza davanti al giudice monocratico è stata fissata per il 16 ottobre prossimo. Alla decisione il giudice per le indagini preliminari Patrizia Nobile ci è arrivata dopo diversi rinvii per valutare le diverse perizie che sono state presentate dalle parti e quella disposta dallo stesso giudice. Secondo la difesa degli imputati nulla sarebbe da attribuire a loro in quanto si sarebbe trattato di un incidente causato da un tubo del gas in casa di Andrea Rosignoli. I familiari di Andrea, che si sono costituiti parte civile, avevano reagito duramente all’ipotesi ventilata dagli avvocati di Agesp secondo la quale il 30enne potrebbe essersi suicidato con il gas. Restano in campo tutte le ipotesi e proprio su quel tubo si sono concentrate tutte le perizie che si sono susseguite ma il giudice ha valutato che solo un processo potrà appurare cosa sia successo la sera del 2 dicembre e durante la notte, fino al momento dell’esplosione. Una decisione che è stata accettata con serenità dalle difese e, in particolare l’avvocato dell’idraulico Dario Celiento ha sottolineato «la necessità che si faccia chiarezza viste le molte incongruenze tra le diverse perizie e la difficoltà di valutare un fatto complesso e dalle diverse sfaccettature».
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