Macchi: “Ho voluto io si facesse qui la manifestazione antifascista”
Il presidente dell'associazione i Nostar Radiis e assessore alla cultura del comune di Vedano ritiene che non ci sia nulla di cui scusarsi, ma prende le distanze dai neofascisti
"Non c’è niente da chiedere scusa perché quella sera non è successo niente".
Leopoldo Macchi, per tutti Dino (nella foto), è il presidente de I nostar radiis, gestore della struttura dove si è tenuta la festa "incriminata" nei giorni scorsi.
"Noi abbiamo noleggiato lo spazio a un’associazione, e niente lasciava intendere che all’interno ci fossero dei naziskin. Quella sera hanno fatto solo un concerto con una pessima musica, ma non è successo nient’altro e ci sono le telecamere a testimoniarlo. Non c’è stata alcuna festa per Hitler ed era pieno di famiglie. Quello che mi fa arrabbiare – prosegue Macchi – è che nei giorni dopo, nessuno e venuto a chiederci cosa fosse realmente successo. Abbiamo letto fiumi di parole, ma qualcuno era qui? Qualcuno ha verificato?"
Quando chiediamo spiegazioni sul ruolo del comune di Vedano Olona, dove lui è assessore alla cultura e alle identità culturali, Macchi si scalda. "Cosa c’entra l’amministrazione? Il sindaco non ne sapeva nulla e la responsabilità è solo della nostra associazione che tiene in ordine questo spazio e per potersi finanziare affitta la struttura. L’unico mio errore è stato non chiedere come votavano questi signori, ma la stessa cosa è successa due anni fa con altri ragazzi che erano di sinistra".
Macchi non ci sta a passare come uno che fiancheggia l’estrema destra. "La manifestazione di oggi l’ho voluta io perché noi crediamo ai valori democratici. Io e l’architetto Bertè, che è in prima fila dall’inizio dell’incontro, poco tempo fa abbiamo realizzato un cortometraggio sulla realtà dei deportati nei campi di concentramento. Mio nonno, senza farsi mai alcuna pubblicità, ha rischiato grosso per tenere nascosti due ebrei".
Il presidente/assessore è un fiume in piena e tuona perché non si racconta la verità delle cose. "Per me la coerenza è importante. Mi sono dimesso dall’Aermacchi per problemi di coscienza etici. Oggi però credo che si abbia bisogno di azioni piuttosto che di semplici testimonianze. Fare i partigiani oggi vuol dire proteggere il nostro territorio, impegnarsi perché si mantengano valori e tradizioni, ma anche luoghi come questa stazione che era in totale abbandono".
Mentre stiamo terminando l’intervista la neo deputata Maria Chiara Gadda sta uscendo dall’area. Macchi la ferma e le chiede di parlare perché "non ci sto a passare per un farabutto. Mi vengono a suonare a casa da quando lei ha fatto una interrogazione alla Camera e una è stata fatta in Regione. Così si infanga la gente per niente". La Gadda fa presente che la manifestazione di oggi testimonia una profonda differenza nell’idea di radici e che quella interrogazione vuole ribadire questi principi.
Macchi spiega all’onorevole che è stato lui a volere l’iniziativa odierna aprendo le porte della struttura. Il confronto verbale termina con una stretta di mano, ma resta l’amarezza per l’ennesimo episodio che rimette Varese al centro di fatti non eclatanti.
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