“Me ne vado. Non riconosco più questo ospedale”

Il primario di neurochirurgia lascia l'incarico il 30 giugno prossimo. Arrivato 12 anni fa, ha visto spegnersi progressivamente la passione dell'università, dei lavoratori e l'attaccamento della città

Il professor Giustino Tomei«Sono entrato in crisi prima di prendere questa decisione. Alla fine, però, ho deciso di andarmene. Non posso più rimanere».

Dal 1 luglio prossimo, il primario di neurochirurgia dell’ospedale di Circolo di Varese Giustino Tomei andrà in pensione. Nato nel 1946, a 67 anni potrebbe prolungare la sua permanenza in quanto accademico. Ma qualcosa si è rotto e lui non se la sente più di impegnarsi per questa realtà universitaria.

Arrivato nel 2001 chiamato dall’allora Rettore Dionigi e dal preside Cherubino
, Il professor Tomei si inserì in un contesto che prometteva molto bene « Siamo arrivati in sette. Tutti profili accademici di alto livello. Si lavorava in un ambiente frizzante. Poi, nel 2007, c’è stato uno strappo. Una drammatica rottura tra il professor Dionigi e il professor Cherubino. E da quello strappo, l’ateneo non è più riuscito a sollevarsi. L’ambiente si è fatto ogni giorno più pensante, abbiamo perso quello spirito corporativo che ci entusiasmava. L’ospedale ha iniziato a chiudersi, a ripiegare su se stesso: invece di allargare gli orizzonti li ha ridotti ai confini territoriali. Il clima che oggi si respira è frutto di questa mancanza di visione aperta».
 
Il professor Tomei lascia stanco e un po’ deluso: « Le politiche vengono decise dalla Regione e attuate dai direttori generali. Non si riesce a costruire, a organizzare, a crescere. Io ho visto miei specializzandi eccellenti doversene andare perché qui non c’era alcuna possibilità a causa del blocco delle assunzioni. Sono contento per loro perché hanno occupato tutti posti di rilievo, ma forze giovani ed entusiaste sarebbero di enorme aiuto. Qui ognuno lavora per sè, lo spirito di gruppo si è perso e on c’è più fronte comune».
 
Varese sconta il problema di avere una sola realtà ospedaliera che raccoglie emergenze ma anche semplici malanni: « La rete territoriale è debole e tutti si riversano in pronto soccorso. È una trincea dove quotidianamente si ha a che fare con storie diverse. I pazienti sono costretti a rimanere anche a lungo in barella perché i reparti non hanno posto. Liberare i posti letto per allentare la pressione sul PS costringe, però, il reparto a bloccare la sua attività programmata, con una riduzione delle prestazioni e degli incassi che le regole del budget non permettono. I nostri letti hanno un tasso di occupazione del 101%: stiamo lavorando sull’organizzazione pre operatoria per migliorare i tempi. Il nostro personale è molto qualificato, ci mette professionalità e passione ma è sempre sotto pressione: recentemente abbiamo ridotto i posti letto per poter permettere loro di godere le ferie. Ma non è diminuendo l’offerta che si risolvono le emergenze dei pazienti…».
 
Il professor Tomei, dunque, si ritira con un desiderio: « Vorrei che i cittadini di Varese fossero di nuovo orgogliosi di questo ospedale. Vorrei vedere i dipendenti entusiasti e sostenitori della propria realtà. Vorrei che tutti lavorassero per migliorare e crescere insieme e non per coltivare solo il proprio orticello….».
Dal primo luglio sarà un pensionato, un cittadino che si gode un po’ di riposo: « Ma non starò con le mani in mano. A Milano va di moda lo "chef a domicilio". E io ho già avviato i miei canali per seguire la mia passione».
Chissà se lo ritroveremo ai fornelli per la festa in onore di un’unità ritrovata….

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 25 Giugno 2013
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