“Non puliremo più le scuole”
Presidio a oltranza delle addette alle pulizie degli edifici scolastici provinciali. Davanti all'Ufficio scolastico promettono di continuare la protesta finche non verranno pagate
Da questa mattina manifestano pacificamente nella sede dell’Ufficio scolastico terrioriale. Sono una rappresentanza delle 90 lavoratrici dipendenti della cooperativa Nord Service che detiene, fino alla fine di giugno, l’appalto delle pulizie in alcuni istituti superiori della provincia. Da settembre cambierà tutto: il Ministero ha deciso di innovare il sistema e ha bandito un concorso nazionale. L’attuale appaltatore, così, è destinato a cessare il suo ruolo. Ed è proprio per questa fine che le donne, sostenute dal sindacato di base Cub- Cobas , hanno deciso di far valere le proprie ragioni: « Prima sono partite le lettere di licenziamento – ha spiegato Roberto Ferrari – ma noi abbiamo protestato al Ministero ottenendo una proroga fino a ottobre. In questo modo le lavoratrici potranno proseguire nella loro opera. Poi è subentrato il problema degli stipendi: è da aprile che non vedono un euro. Abbiamo coinvolto anche il Prefetto che aveva mediato la situazione ottenendo la garanzia da parte della Nord Service il saldo dei suoi debiti entro fine maggio. Ma non è successo nulla».
A protestare ci sono molte donne che si trovano in grande difficoltà : «Dobbiamo pagare i mutui, le bollette e spesso siamo le uniche in famiglia a lavorare». «Non si può andare avanti in questo modo! Oggi rimarremo fino a che succederà qualcosa!» hanno urlato a gran voce le manifestanti. «Vogliamo che le istituzioni agiscano per fare in modo che ciò non avvenga più!»
Sono determinate ad andare fino in fondo:« Occuperemo anche l’Ust se sarà necessario – avvertono le dimostranti – e, se costrette, non garantiremo nelle scuole neppure i servizi minimi che abbiamo sempre fatto. Non sarà piacevole, lo sappiamo, e chiediamo scusa a studenti e professori».
Vogliono essere ascoltate: « Abbiamo scritto a tutti – commenta Ferrari – istituzioni, politici. Ma non ci sono novità. Ci sono, tra queste lavoratrici, situaizone disperate: è ora che qualcuno le ascolti».
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